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nondimeno per un altra che amai, e così morta amo più che me stesso, mi sento di continovo un doloroso verme intorno al core, che a poco a poco mi va rodendo e fieramente mi tormenta, con ciò sia cosa che io fui de la sua acerbissima morte, contra ogni debito, sola cagione. – A queste parole il signor Girondo volendo rispondere ed essendo da mille singhiozzi e da le abondanti lagrime che a filo a filo cadevano impedito, pur a la fine con parole mezze mózze disse: – Io, signore, io disleale, fui pur il ministro e il manigoldo de la morte de la infelicissima giovane, che era degna per le sue rare doti viver più lungamente che non ha fatto, e tu non ci avesti colpa alcuna, chè tutta la colpa fu mia. – In questi ragionamenti, a la sposa cominciarono altresì empirsi gli occhi di lagrimosa pioggia, per la fiera rimembranza dei passati cordogli che sofferti amaramente aveva. Seguitò poi la zia de la sposa e domandò con queste parole al nipote: – Deh, signor cavaliero, per cortesia, ora che altro non ci è che ragionare, ditemi come avvenne questa novella, de la quale voi e quest’altro gentiluomo sì teneramente ancora lagrimate. – Oimè, – rispose il signor Timbreo, – voi volete, signora zia, che io rinnovelli il più disperato e fiero dolore che mai da me fosse sofferto e che solo pensando mi dispolpi e strugga. Ma per compiacervi con mia eterna doglia e poco onore, chè fui troppo credulo, il tutto vi dirò. – Cominciò adunque egli, e dal principio a la fine non senza caldissime lagrime, e con grandissima pietà e meraviglia degli ascoltanti, tutta la miserabil istoria narrò. Soggiunse alora la madrona: – Meravigliosa e crudel novella mi narrate, signor cavaliero, a cui simile forse mai più al mondo non avvenne. Ma ditemi, se Dio vi aiuti, se innanzi che questa qui vi fosse stata data per moglie voi avessi potuto suscitar la vostra innamorata, che avereste voi fatto per poterla riaver viva? – li signor Timbreo, tuttavia piangendo, disse: – Giuro a Dio, signora mia, che io di questa mia sposa mi ritrovo molto ben sodisfatto e spero a la giornata di meglio. Ma se prima avessi potuto ricomperare la morta, io averei dato la metà degli anni miei per riaverla, oltra il tesoro che speso ci averei, perciò che veramente io l’amava quanto da uomo che sia si possa donna amare, e s’io mille e mille anni campassi, così morta com’è sempre l’amerò, e per amor di lei sempre averò in riverenza quanti ci sono dei suoi parenti. – A questo, non potendo più il consolato padre di Fenicia celar l’allegrezza che aveva, al genero rivoltato, di soverchia dolcezza e tenerezza di core piangendo, disse: – Mal dimostrate, signor figliuolo e genero che così vi debbo appellare, con effetti quello