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poi dal signor Ulrico l’essecuzione de la convenzion pattuita, il re, fatto unire il suo conseglio, volle che ciascuno dicesse il suo parere. Onde, per deliberazione presa, fu mandato il gran cancegliero del regno con dui consiglieri al castello del cavalier boemo per far il processo di quanto i dui baroni fatto avevano. Andarono e fecero diligentemente il tutto, ed avendo essaminata la donna e la donzella ed alcuni altri de la casa, essaminarono anco i baroni, i quali, alquanti dì avanti, aveva la donna fatto metter insieme, a ciò che filando e dipanando si guadagnassero il vivere. Il gran cancegliero, formato il processo, ritornò a la corte, ove il re Mattia insieme con la reina e con i principali baroni del regno e tutti i conseglieri, ventilata maturamente questa cosa dei baroni ongari e del cavalier boemo, dopo molte questioni, tenendo la reina la parte de la donna e prestando il favor suo al boemo, sentenziò esso re che il signor Ulrico avesse il possesso di tutto l’avere e beni mobili e feudi dei dui baroni, per lui e suoi eredi perpetuamente, e che essi baroni fossero banditi da tutti dui i regni d’Ongaria e Boemia, con pena che ogni volta che vi ritornassero fossero publicamente dal manigoldo frustati. Fu la sentenza messa ad essecuzione, per che il cavalier boemo ebbe il tutto, e i dui sfortunati ongari trasportati fuor dei regni e dichiaratoli la sentenza contra loro fulminata, la quale fu da molti reputata troppo rigida e severa, massimamente dagli amici e parenti dei dui baroni. Nondimeno, essendo chiara la pattuita convenzione, fu da tutti giudicata giusta, a ciò che per l’avvenire fosse in essempio a molti, che leggermente, senza fondamento alcuno, giudicano tutte le donne esser d’una qualità, veggendosi per esperienza ogni dì il contrario, perchè tra le donne ce ne sono di varie maniere, come anco sono gli uomini. Volle poi il re con la reina che la valorosa ed onesta donna venisse a la corte, ove da loro fu benignamente raccolta e da tutti con infinita meraviglia mirata; e la reina, presala per dama di onore, le ordinò grossa provigione e sempre l’ebbe cara. Il cavaliere, cresciuto in roba e degnità e dal re molto accarezzato, visse lungamente in pace e tranquillità con la sua bellissima donna, e non si scordando il pollacco, facitor de la meravigliosa imagine, di danari e d’altre cose gli mandò un ricco dono.