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che quindi non aveva rimedio d’uscire se a la donna non ubidiva, fece di necessità vertù e si elesse, per guadagnar il vivere, manifestar la convenzion sua e del compagno, fatta con il cavaliero, e prender la conocchia e filare. E ancor ch’egli mai filato non avesse, nondimeno, ammaestrato da la necessità, cominciò a la meglio che sapeva, preso il fuso, a filare, filando ora sottile ora grosso ed ancor di mezza qualità un filo così sgarbato, che averebbe fatto di buona voglia rider qualunque persona veduto l’avesse. Tutta la matina adunque, assai si affaticò a filare. Venuto dipoi il tempo del desinare, ecco venire la consueta damigella, la quale, aperto il finestrino, domandò il barone se disposto era rivelar la cagione che in Boemia condotto l’aveva e quanto filo da lui si era filato. Egli, tutto vergognoso, disse a la donzella tutto ciò che con il signor Ulrico s’era pattuito, e poi le mostrò un fuso di filo. La giovane alora sorridendo gli disse: – La bisogna va bene. La fame caccia il lupo fuor del bosco. Voi avete ottimamente pensato, avendomi detto il fatto come sta, e filato sì bene, che io spero che del vostro filo faremo de le camiscie a la nostra padrona, che le serviranno in luogo di stropicciatoio, se le rodessero le carni. – Fatto questo, ella recò al barone di buone vivande per desinare e lo lasciò in pace. Tornata poi a la signora, le mostrò il filo e le manifestò tutta l’istoria del patto che era tra il signor Ulrico e i dui baroni ongari; del che la donna, ancor che sbigottita dei lacci che costoro tesi le avevano, si trovò perciò assai contenta che la bisogna andasse come andava e che il marito conoscesse la sua integrità ed onestate. Prima adunque che volesse avisare il marito di cosa alcuna, si prepose ne l’animo di voler attendere l’avvenimento del signor Uladislao, e a lui anco dare il castigo che meritava de la sua sì trascurata e disonesta openione, meravigliandosi forte che tutti dui i baroni fossero stati tanto temerarii e presuntuosi, che a sì fatto rischio, non conoscendo che donna ella si fosse, avessero tutti i beni loro compromessi. Conobbe pertanto ch’eglino devevano aver de lo scemo ed esser troppo arditi. Ma per non discorrere di passo in passo le cose particolari che a la giornata avvennero, chè troppo lunga istoria e forse rincrescevol sarebbe, vi dico che il barone posto in gabbia in poco tempo apparò assai convenevolmente a filare e filando passar la sua disavventura. La damigella faceva portar molto abondevolmente di buoni e delicati cibi, ed essendo richiesta d’andar a ragionamento con il barone, mai non volle acconsentirlo. In questo tempo il signor Ulrico tutto il dì vedeva e rivedeva