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e il cibo, e a questa semplice promessa tutto si confortò. Egli desinò e cenò la sera, e la notte, con speranza di riaver la sua Lucrezia, dormì assai bene. Venuto il seguente giorno, egli di letto levato sollecitò la madre che per Lucrezia mandasse. La quale, per compiacere al figliuolo, montò in carretta e al monastero giunta si fece dar la giovane e a casa la condusse. Come i dui amanti si videro, di dolcezza piangendo si corsero a gettarsi le braccia al collo, e strettissimamente abbracciandosi beveva l’uno de l’altro le calde e salse lagrime. Galeazzo, poi che ebbe mille volte la sua Lucrezia amorosamente basciata e ribasciata, tuttavia piagnendo così le disse: – Anima mia dolce, come sei stata senza me? Che vita è stata la tua? Non t’è egli fieramente rincresciuto non mi aver in questo tempo veduto? Certamente io mi sono pensato di morire, nè so bene come io mi viva. Oimè, vita mia, chi m’assicura che altri, in questo tempo che da me sei stata lontana, non abbia godute queste tue bellezze? io mi sento di gelosia morire e il core in corpo mi si schianta. Il perchè, cor del corpo mio, per non morir se non una volta sola ed uscir di questo gravissimo affanno, sarà assai meglio che moriamo insieme e in un punto diamo fine a questi nostri sospetti. – E dicendo queste parole, prese un pugnale che a lato aveva e percosse la giovane nel petto per iscontro al core, la quale subito cadde boccone in terra morta; poi a sè stesso rivoltato il sanguinolente ferro, se lo cacciò in mezzo il petto e sovra la morta Lucrezia s’abbandonò. Il romore ne la casa si levò grandissimo con uno acerbissimo pianto. La sfortunata madre, come disperata, mandava le strida fin al cielo. Campò Galeazzo tutto quel giorno e nel tramontar del sole morì. La povera madre, senza ascoltar consolazione nè conforto da persona, per lungo spazio il morto figliuolo pianse: caso veramente degno di pietà e compassione, e da far lagrimar le pietre, non che voi tenere e dilicate donne, che già le belle lagrime sugli occhi avete. E a ciò che la cosa non si divolgasse com’era, i fratelli de la madre fecero segretamente i dui amanti seppellire, dando voce che di peste erano morti. La cosa fu facil da credere, perciò che alora in quella città era sospetto di morbo. E oltra di questo, un medico fisico ed un cirugico, corrotti per danari, affermarono la cosa esser così. Tuttavia non si puotè tanto celare che il fatto non si sapesse come era seguito. Diranno poi costoro che la gelosia non sia un pestifero verme e che non accechi gli uomini, se gelosia per ciò questa si può dire e non più tosto pazzia e furore.