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E così Marco Antonio, fatti far panni per sè e per Cornelia da monici, un dì con lei si partì e, smarrito de le fortune di mare, andò per terra per la riviera di Levanto e poi per Toscana fin a Roma. Faustina quel dì medesimo, suso un bergantino che a Roma andava montata, pervenne di più di dieci giorni a Roma prima che Marco Antonio, e andò in abito sconosciuto a trovar la zia badessa, da la quale fu amorevolmente ricevuta ed in camera de la badessa menata. Ivi, communicata la cosa a due de le più antiche madri del monastero, fecero sì che in dui o tre dì le monache s’accorsero che la madre aveva gente in cella. E per questo essendo gran mormorazione nel monastero, la badessa fece sonar a capitolo, e tutte le suore quivi ragunate, così disse loro: – Figliuole mie care, a l’orecchie mi è venuto che molte di voi pensano che io abbia in cella qualche uomo. Sono pur omai tanti anni che mi conoscete, e la mia vita a tutte è sempre stata sì aperta, che bisogno non era che nessuna mal di me sospettasse; tuttavia piacemi che voi siate zelatrici de l’onor di questo santo collegio; che nostro Signor Iddio vi benedica e vi dia la sua santa grazia. Ora che io non posso nè debbo più celarvi la persona che ne la mia cella ho tanti giorni nascosta, voglio che ella sia a tutte manifesta, ma sotto pena d’ubidienza non voglio che a secolari si riveli. – Poi rivolta a le due monache vecchie le diede la chiave de la camera e sì le disse: – Madri mie, andate a la mia cella e accompagnate qui la persona che è là dentro. – Andarono le donne e condussero Faustina in capitolo, a cui già avevano tagliati i capelli, e vestita da suora, ella venne con un viso e con certe riverenze, che pareva proprio che sempre fosse stata a dir paternostri ed avemarie. Ella per comandamento de la badessa disse: – Madri reverende, devete sapere che sono già circa sette mesi passati che Marco Antonio mio marito, un giorno che io da merigge dormiva, mi diede due pugnalate e passommi di banda in banda, e credendo che io fossi morta mi gettò nel chiazzetto de la mia camera. Io, che fin da fanciulla fui sempre divota de la nostra Donna di Loreto, nel cader giù m’attaccai a un travicello, che nel necessario spigne in fuori, e feci voto andar discalza a Loreto ed offerire una imagine trafitta due volte di banda in banda con un pugnale. E fatto il voto mi sentii in tutto sana, in modo che cicatrice in me non appare. E uscita del chiazzetto, qui me ne venni, ove mia zia mi ha, la sua mercè, tenuta, e queste due venerabili madri per lor cortesia m’hanno così longo tempo nodrita. – Le sante monache si bagnarono di molte lagrime il petto e credettero il tutto,