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s’inviò verso la camera, e volendo entrar dentro, s’avvide che messer Gregorio anco egli ci voleva entrare. Onde lasciato andar Giacomo dentro, diede de la mano nel petto di messer Gregorio, credendolo Ferrante, e gli disse: – Aspetta un poco ch’io verrò per te a mano a mano. Tu ti sei tosto scordato l’usanza nostra. – E detto questo entrò in camera per dispogliar la donna e il giovine. Messer Gregorio, che sapeva Bernardino suo fratello con Ferrante molto spesso andar fuor di notte quando era a Vicenza, considerate le parole de la Pasqua, tenne per fermo madonna Lucrezia esser di Bernardino innamorata, e che Giacomo per la sembianza del fratello era preso in fallo. Ora ne l’entrare che Giacomo fece ne la camera, essendo cortegiano molto gentile, salutò riverentemente la donna, la quale come il vide, fattosegli incontra, l’abbracciò strettamente ed il basciò più volte, e poi gli disse: – Beato chi vi può vedere. Sono già tanti giorni che sète in Vicenza, e fate, non so perchè, così gran carestia di voi, che a pena vi lasciate talora vedere. E che peggio è, salutandovi io questi dì, voi non degnaste di rispondermi. – Signora mia, – rispose Giacomo, – nel vero io ebbi poca discrezione; ma voi così a la sproveduta mi coglieste, che io essendo fieramente immerso in certi miei pensieri, mancai forte del debito mio. Ma eccomi che io sono qui in poter vostro; pigliate di me quella vendetta che più v’aggrada, chè io vi sarò sempre ubidientissimo servidore. – Poteva la donna al parlar cortegiano del giovine accorgersi de l’inganno e chiaro conoscer quello non esser Bernardino; ma tanta era la simiglianza dei volti dei dui fratelli, che ella era solo intenta a contemplar la bellezza del giovine, che al parlar forastiero non metteva mente. Aiutati adunque a spogliarsi da la Pasqua, se n’entrarono in letto, dove Giacomo fece prova di valente cavaliero, ma molto più lascivamente di quello che Bernardino era uso di fare, perciò che esso Giacomo aveva a Roma imparato molti tratti lascivi, così nel basciare come nel resto. Andò la Pasqua come ebbe spento il lume e introdusse messer Gregorio, il quale, ancor che gli spiacesse invece de la padrona giacersi con la fantesca, nondimeno tutta notte corse le poste. Levatisi poi per tempo i dui fratelli, a casa se ne ritornarono. Ora il marito de la donna, che era dimorato fuor di Vicenza lungo tempo, se ne venne a casa, e venendogli in acconcio, egli affittò una sua bella possessione che in contado aveva, dove soleva per il più del tempo dimorare. E così abitando in Vicenza, era levata la via a la moglie di potersi trovar con il suo amante. Di che ella menava un’amarissima