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la quale suol esser molto solitaria, perchè non mai o di rado ci passa persona. Voi potete senza un pericolo al mondo, come sia notte di due o tre ore, là condurvi con una scala per scalare il muro, ed entrar dentro l’orto e ridurvi sotto il pergolato, ed attendermi fin che io verrò a pigliarvi. Il messere è fuori, ed io, come quelli di casa siano iti a dormire, vi condurrò ne la camera de la madonna, ove ella con un suo picciolo fanciullo si dorme. Voi potrete tutta questa notte starvi seco senza sospetto veruno. Ben vi prega madonna ad aver il suo onore, che mette ne le vostre mani, per raccomandato, ed esser segreto. – Bernardino disse di fare quanto era richiesto, ma che per ogni accidente che occorrer potesse, voleva menar seco un suo fidatissimo servidore. La Pasqua, che anco ella si sentiva aver voglia di non so che, a ciò che quando madonna fosse in faccende ella non stesse oziosa, si contentò del voler del giovine, e di quanto aveva tramato fece la sua padrona consapevole, che piena d’una estrema allegrezza restò contenta del tutto. Bernardino da l’altra parte, molto lieto che da sì bella donna fosse amato, attendeva la notte, ed un’ora gli pareva un anno. Scielse poi dei servidori il più accorto e più fidato, che Ferrante si chiamava, e di quanto far intendeva lo informò. Ora, poscia che il novello amante sentì là circa le due ore e mezzo il tutto per d’ognintorno col silenzio de la notte cheto, fatto pigliar in collo a Ferrante una scala, che già preparata aveva, al luogo da la fante disegnato senza incontrar persona s’inviò. Quivi scalato il muro, tutti dui nel giardino scesero ed andarono sotto il pergolato. Nè guari quivi stettero, che sovravenne la scaltrita fante, e preso per mano Bernardino, quello a la camera de la madonna condusse, avendo prima a Ferrante detto che un poco l’attendesse. Come madonna Lucrezia vide il giovinetto entrar in camera, subito se lo prese in braccio, ed avinchiatogli al collo le braccia, mille volte amorosamente in bocca basciando, gli diceva: – Sei tu qui, anima mia e cor del corpo mio? È egli vero ch’io ti tenga o pur m’insogno? Bascio io da dovero questa bocca di mèle, queste rosate labra e queste dolce guancie? Ahi, cor mio, quanto m’hai fatto penare, quante volte morire, prima ch’ai miei desiri tu ti sia voluto render pieghevole! – Nuotava la donna in un mar di gioia, e gongolava per soverchia allegrezza, veggendosi aver in balìa così bel giovine, la cui prima lanugine a pena spontava. Onde non si poteva saziare di basciarlo, stringerlo e dolcemente morsicarlo. Bernardino da l’altro canto basciava e stringeva lei. Dapoi, spogliatisi, se n’entrarono nel letto, prendendo