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pace di Marcone. – E ridendo tutta la brigata, disse il signor Pirro: – Queste sono di quelle cose che a l’improviso accadeno. Ma poi che madama è ritirata, fin che venga giù si ragioni di ciò che si vuole, a ciò che meno ci rincresca l’aspettare. – Era quivi un messer Giulio Chieregato, gentiluomo vicentino, il quale secondo il proposito de la cui materia si parlava narrò un simil caso a Vicenza avvenuto, per quello che poi il signor Pirro, trovandosi meco a ragionare, puntalmente mi recitò, pregandomi a scriverlo e metterlo con le mie novelle. Il che feci io per ubidirlo. Il successo adunque di esso caso da me descritto vi mando ed al vertuoso vostro nome intitolato dono, non già, e siami testimonio il mondo, come cosa di molto valore o degna di voi, ma per mostrar che di voi ricordevole vivo e viverò sempre, avendo di continuo ne l’animo la tanta umanità vostra e i tanti da voi a me fatti piaceri. Chè in vero a voler dar cosa convenevole a la nobiltà vostra, al valore che in voi alberga, a la integrità de l’animo che sì chiara si vede, a la costanza nei casi fortunevoli de la contraria fortuna, al prezzo di tante e sì varie scienze, quante apparate con lungo studio, con fatiche grandissime e larghe spese avete, mi converrebbe esser un altro voi. Ma perchè oggidì ci sono assai, i quali vorrebbero esser tenuti santi, ed in effetto sono sentine d’ogni vizio, e se vedessero questa mia novella mi bandirebbero la cruciata a dosso, poco del lor falso giudicio curando l’ho voluta dar a voi, che sète uomo terenziano e nessuna cosa umana aliena da voi stimate. Conoscete poi chiaramente che scriver cose che a la giornata avvengono, se son cattive, non per ciò macchiano il nome di chi le scrive. Ed avendo più volte di questo ragionato insieme, giovami credere che punto non vi spiacerà che io in questo del vostro nome mi prevaglia. State sano.


NOVELLA XVII
Lucrezia vicentina innamorata di Bernardino Losco con lui si giace e con dui altri di Bernardino fratelli.


Come bene ha detto il signor Pirro, poi che madama non v’è senza cui non si può dar fine a la pace che conchiuder intendiamo, non sarà male il tempo che ci avanza consumare in piacevoli ragionamenti. E forse poteva esser che argomento di parlar ci sarebbe mancato, se messer Alessandro non ci recava materia da ragionare. Egli m’ha fatto sovvenire d’un simil caso,