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grazia vostra acquistare, a ciò che le acerbissime mie pene, i gravi miei martìri e la penace doglia, che miseramente mi distruggeva, trovassero qualche conforto a così tribolata vita. E perchè io non sapeva nè poteva tanto incendio, quanto questi vostri begli occhi, – e questo dicendo le basciava gli occhi, – questi occhi, dico, in me accesero, celare, le voraci fiamme in tal maniera si scopersero, che il marito vostro se n’avide e cominciò fieramente a prendermi in sospetto e meco più non praticare, anzi come mi vedeva in altre bande si rivoltava. Onde io, che prima vorrei morire che esservi mai cagione di noia alcuna, cominciai a ritrar il piede di venir in queste vostre contrade, per non dar più sospetto al consorte vostro di quello che si aveva preso. Medesimamente ne le chiese e ne le feste e balli mi bastava vedervi, e poi altrove me ne andava. Di che vi sète potuta benissimo accorgere. E forse pensavate che io non vi fossi più servidore e che l’immenso amore che vi portava mi avesse come una veste cavato. Ma voi eravate di gran lunga errata, perciò che l’amor mio in parte alcuna non s’era, non dico ammorzato, ma nè pure intiepidito. Io, signora mia, non vi potendo di giorno vedere, me ne veniva di notte a veder le mura de la casa vostra, e nove e diece fiate ogni notte per la contrada vostra passava. Io mille volte toccava l’uscio per veder s’egli era fermato o no, quando sapeva il vostro consorte esser in villa, con deliberazione di venirmene a la camera vostra, e trovandola aperta, entrar dentro e tanto pregarvi che di me vi venisse compassione, ma mai non mi venne fatto. E perchè io sapeva che altri più di me v’era caro, e che quello del vostro amor avevate fatto degno, e che spesso di notte a voi il facevate venire, io tanto e tanto ci ho posto mente e tanto gli andari vostri ho osservato, che una volta m’è venuto fatto quello che io tanto desiderava. Questa notte, secondo il mio solito, essendo io venuto a veder le mura de l’albergo vostro, essendo dinanzi a la porta di quello, io sentii venir uno, e per non esser da lui nè visto nè conosciuto mi ritirai dietro al fieno de la vostra lezza che ne la contrada è posta, attendendo che colui che veniva passasse via. Ma egli, come fu per iscontro a la porta, diede il cotal segno. Onde costei che è qui venne a la finestra da basso e gli disse che un parente di vostro marito ci era venuto la sera, e che ancora non era ito al letto, E così sentii tutto quello che ella gli ragionò. Il perchè deliberai di tentar la fortuna e veder se mi poteva riuscire il mio dissegno. Il che, mercè d’Amore, mi è venuto fatto; e voi che vie più che la luce de gli occhi miei