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nel fuocolare del camerino, ma quasi tutto spento, il buon giovine fattosele incontro, e quella amorosamente ne le braccia raccolta e basciata, pianamente le disse: – Ben venga l’anima mia. – E la donna altresì abbracciando e basciando lui disse: – Voi siate il ben trovato; ma lasciatemi allumar la candela e riaccender il fuoco, perchè devete esser assiderato dal freddo. – S’era il giovine ne l’entrar dentro scaldato al fuoco che alora ardeva e sparse poi le legna per ammorzarlo, a ciò che non rendesse splendore, e per questo non si curava punto che la candela fosse accesa. Onde sue mózze ed interrotte parole dicendo, e quella affettuosamente basciando, mostrandosi bene ebro de l’amor di lei, la condusse sovra il letto e quivi senza favellar in guisa che potesse esser scorto, per buon spazio, con sommo diletto di amendue le parti, amorosamente de la donna ogni voglia compì. Ella, o che al non usato parlar del giovine, che non ardiva parlar schiettamente, pigliasse sospetto, o che si accorgesse aver cangiato coltello, o che che ne fosse cagione, deliberò chiarirsi se col suo solito amante s’era presa trastullo, o pure con un altro. Onde gli disse: – Io vo’ allumare il fuoco e riaccender la candela. Il freddo è grande, e non voglio che stiamo senza lume. – Non rispose a questo il giovine parola alcuna, ma facendo buon animo si preparava a dir la sua ragione a la meglio che sapeva, portando ferma openione che come la donna veduto l’avesse, che sarebbero incontinente venuti a le mani. Levata la donna e discesa giù dal letto, prese la candela e l’accese, e poi destato il fuoco nei carboni, vi aggiunse de le legna, di modo che il camerino tutto si fece chiaro. Il giovine in questo mezzo fingendo di voler dormire, si mise boccone su ’l letto, e giacendosi così, punto non si moveva. La donna veggendolo in quel modo corcato, pensò che egli, sovrapreso dal sonno e stracco da la durata fatica, avesse bisogno di riposo. Onde, non volendolo destare, si mise a seder al fuoco, attendendo che egli pur si risvegliasse, tuttavia perciò di lui dubitando. Ora, ogni picciola dimora parendole più che lunga, e spinta dal dubio che la molestava, al letto s’accostò, e poste le mani su le spalle al giovine e lievemente scotendolo: – Lieva su, – disse, – dormiglione che tu sei, che ora non è tempo di dormire. Su su, destati. – Il giovine giunto a questo passo, e veggendo che celar più non si poteva, fece vista di sonnacchioso e stendendosi, come fa chi mal volentieri si vede romper il sonno, disse: – Oimè, chi è là? Chi mi desta? – e rivoltò la faccia verso la donna stropicciandosi gli occhi. Ella subito il conobbe, e veggendo con cui s’era giaciuta, rimase tutta stordita