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che avvedutosi il giovine del fieno, lo lasciò andare per i fatti suoi, e dui dei servidori pose a un capo de la via, e gli altri a l’altro. Era la contrada ove la donna innamorata dimorava molto corta, la quale in due altre strade rispondeva. Posti i famigli a le poste e loro comandato che vietassero l’entrata ne la strada a ciascuno, si mise appresso la porta de la casa de la donna, altro non attendendo se non che la fante venisse ad aprir l’uscio. Egli sapeva molto bene il sito de la casa e per qual via al camerino si perveniva. La donna, che altro non curava che far entrare l’amante, s’affrettò che il parente del marito con i dui servidori che seco erano andasse a dormire. Il che fatto, mandò la fante a veder se l’amante ancora era per la contrada. Come il giovine, che ad ogni minimo atto stava attento, sentì che verso la porta gente veniva, imaginatosi ciò che era, tutto rassettatosi e fatto animo di lione, attendeva che la porta s’aprisse. La fante, come prima affacciatasi a la finestra, pian piano sputò, ed il giovine subito fece il segno che al rivale aveva sentito fare. Onde senza indugio la fante aperse la porta, ed il giovine entrando dentro volle non so che dire. Ma la fante postagli la mano a la bocca, molto basso li disse che non favellasse per rispetto dei forestieri che alora alora s’erano a la camera ridotti. E soavemente raffermando la porta, prese il giovine per la mano e lo condusse al camerino, e lasciatolo entrare, subito se ne ritornò a la padrona, la quale in sala con gli altri di casa ragionava appresso il fuoco, e le fece cenno come l’amico era entrato in casa ed aspettava nel camerino. Ora il giovine, come a quel luogo si vide condotto, pensò per la prima spegnere il lume che in quello ardeva, a ciò che così tosto non fosse conosciuto, nè fu lontano da l’effetto l’avviso. Spenta che ebbe la candela, si discinse la spada e la mise appresso al letto, il quale riccamente era apparecchiato, e sovra quello egli si pose a sedere pensando tuttavia come con la donna governare nel primo affronto si deveva. Ella come conobbe il suo amante, o quello che credeva esser l’amante suo star nel camerino, ordinò che tutti s’andassero a riposare, nè di sala prima volle partirsi che non vedesse ciascuno esserne uscito. Poi di sala uscendo, se ne entrò con la fante consapevole del suo amore ne la sua camera. Quivi alquanto dimorata, per dar spazio a tutti di fermarsi ai luoghi loro, scese poi tutta sola una scala, e senza alcun lume al camerino chetamente si condusse, e quello con le chiavi che seco aveva aperto e serrato subito l’uscio: – Oimè, – disse, – voi sète qui senza lume? – E volendo la candela accendere al fuoco che era