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al quale egli appiccò la scala, in alto la tirai, e quella accomandata di modo che non poteva dislegarsi, feci cenno a messer Aloise che su salisse. Ma come la sua e mia sventura volle, senza pur potermi toccar la mano, in terra con mio inestimabil dolore precipitò. Il perchè rivochi la confessione che d’esser ladro ha fatto, e dica pur il fatto come fu, poi che io di confessarlo non mi vergogno. Eccovi le lettere che egli tante mi scriveva ricercandomi di parlare, e sempre chiedendomi per moglie. Ecco la scala, che fin ora sempre è rimasa in camera mia. Ecco la mia fante, che ad ogni cosa m’è stata mezzana ed aiutrice. – Messer Aloise, domandato da quei signori, confessò la cosa come era. Onde medesimamente fu da quei signori assoluto, e volle la sua cara amante sposar per legitima sposa. Il prencipe molto lo commendò. Andarono adunque tutti i parenti de le parti a casa di madonna Gismonda, ove con general piacer di tutti, solennemente la sposò, e si fecero le nozze sontuose ed oltra modo onorevoli, e messer Aloise con la sua sposa lungamente in santa pace visse. Madonna Luzia e madonna Isotta al tempo loro partorirono dui belli figliuolini maschi. Il che non poco accrebbe il piacer dei padri loro, che vissero con le madri tranquillamente, e tra lor dui come fratelli, più volte de le beffe loro saggiamente da le mogli fatte ridendo. E per Vinegia il savio parer del prencipe fu da tutti senza fine commendato e molto accrebbe la fama de la sua prudenza. Chè in vero fu prencipe prudentissimo, e molto col suo sapere e col conseglio aggrandì il dominio de la sua Republica, la quale ne l’ultimo, senza che meritato lo avesse, molto poco grata se gli dimostrò, deponendolo da la sua degnità ducale perchè era troppo vecchio.
Il giorno dopo che io partii da Mantova e venni a Gazuolo, il vostro e mio gentile ed ufficiosissimo messer Paris Ceresaro con un suo servidore mi mandò la vostra lettera, che voi da Milano mi avete scritta, la quale se mi fu grata oltra modo non potrei