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estrema disperazione, s’imaginarono d’aver trovata la via d’uscir a un tratto d’affanni, di vergogna e de la vita. Conchiusero adunque, con certa favola che ordirono, di farsi autori de la morte di Aloise Foscari. E dopo varii ragionamenti fermatisi in così rio e fiero proponimento, e più d’ora in ora approvandolo, niente altro aspettavano che d’esser da la giustizia essaminati. Era, come già vi dissi, il Foscaro stato riposto in una chiesa per morto ed al capellano di quella strettamente raccomandato. Messer lo prete avendolo fatto metter nel mezzo de la chiesa, vi accese a torno duo torchietti, e poi che la brigata tutta fu partita, deliberò anch’egli per men disagio andarsene al letto, che ancora tiepido deveva essere, ed il rimanente de la notte dormire. Ma parendo che i torchietti, ch’intieri non erano e molto corti, più di due o tre ore non potevano ardere, ne prese duo grandi, e in luogo dei quasi consumati gli mise, a ciò che, venendo parente alcuno del morto o altro, paresse che egli ne avesse avuto buona cura. E volendo partirsi vide il corpo o tanto o quanto muoversi, e parvegli anco, guardandogli in faccia, che un pochetto gli occhi si aprissero. Del che non poco il prete stordì, e quasi fu per gridare e fuggire. Tuttavia, fatto buon animo ed al corpo accostatosi e suso il petto postali la mano, sentì il battimento del core, e tenne per fermo quello non esser morto, quantunque per la gran copia del perduto sangue egli stimasse che poca e debolissima vita in quello albergasse. Onde richiamato un suo compagno che già era ito al letto, soavemente il meglio che puotè, da quello e da un chierico aiutato, portò il Foscaro a la camera ove egli soleva albergare, che era a la chiesa contigua. Poi fatto venir un medico in cirugia, che quivi vicino abitava, volle che la piaga del capo diligentemente vedesse. Il cirugico, visitata destramente e con diligenza la piaga e a la meglio che puotè dal già corrotto sangue quella purgata, conobbe quella non esser mortale, e di maniera olii ed altri preziosi unguenti le applicò, che Aloise ritornò quasi del tutto in sè. Gli unse anco tutto il corpo sgangherato con certa unzione molto confortativa, e lasciò che si riposasse. Messer lo prete riposò buona pezza fin al nascente giorno; poi con questa buona nuova de la vita del Foscaro andò per ritrovar il capitano, dal quale gli era stato dato sotto custodia, e trovò che era ito a palazzo a san Marco a parlar al prencipe, ove anco egli andato e dentro in camera intromesso, allegrò molto il duce con la certezza de la vita del nipote, il quale alora alora il capitano con la nuova de la morte assai aveva attristato. Ordinò esso prencipe che ad