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sua una amorosa lettera scrisse, la cui continenza era che ognuno sommamente bramava a segreti ragionamenti con la sua potersi ritrovare. Ed in pochi giorni, non vi essendo molto disvaro di tempo, mandarono le lettere. Le scaltrite donne, avute l’amorose lettere, essendosi perciò alquanto al principio mostrate a le ruffiane ritrosette, secondo che insieme si erano convenute, le diedero certa risposta che più di speranza era piena che del contrario. S’erano mostrate le lettere l’una a l’altra secondo che l’erano state portate, e molto insiememente ne avevano riso. E parendole che il lor avviso le succedesse benissimo, ciascuna la lettera del marito appo sè ritenne, e convennero in questo, che senza farsi ingiuria l’una a l’altra, con alta invenzione i mariti loro beffassero, e udite in che modo. Divisarono tra loro che ciascuna, dopo l’aversi fatto a bastanza pregare, al suo amante mandasse, dicendo sè esser presta di compiacergli, ogni volta che la cosa si tenesse in modo segreta che non si risapesse già mai, e a lui bastasse l’animo di venirle in casa a quei tempi che il marito non ci fosse, intendendo sempre de la notte, perciò che di giorno senza esser veduti far non si poteva. Da l’altro canto avevano ordinato le sagaci ed avvedute donne con il mezzo de le fantesche loro, le quali de l’ordita trama avevano fatte consapevoli, per via de l’orto d’entrare l’una in casa de l’altra, e chiuse in camera senza lume, quivi aspettar i lor mariti, e a modo nessuno non lasciarsi veder nè conoscere già mai. Dato e stabilito questo ordine, madonna Luzia primieramente fece dire al suo amante che la seguente notte a le quattro ore, per la porta che sovra la Fondamenta era, che aperta trovarebbe, se n’entrasse in casa, ove la fante apparecchiata saria, che a la camera di lei lo guidarebbe, imperò che messer Girolamo deveva quella sera entrar in barca ed andar la notte a Padova, e quando si rimanesse d’andarvi che ne lo farebbe avvisato. Il medesimo mandò madonna Isotta a dire a messer Girolamo, assegnandoli per segno le cinque ore, per ciò che alora sarebbe tempo convenevole d’entrare, devendo messer Anselmo quella sera esser con certi suoi amici a cena e a dormir a Murano. A queste nuove i dui amanti si tennero esser i più avventurosi e fortunati uomini che mai fossero, parendo loro di cacciar i saraccini fuor di Gerusalem, o vero levar l’imperio di Costantinopoli al gran Turco, mettendo il cimiero su l’elmo al suo nemico. Onde per la soverchia allegrezza in loro istessi non capevano, parendogli ogni ora un giorno che la notte tardasse a venire. Venne al fine la sera tanto da tutti desiata, ne la quale i lieti mariti diedero ad intendere, o