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a messa ogni dì quasi per l’ordinario a la chiesa di San Fantino, perciò che chi tardi la matina si leva vi truova sempre messa fin a mezzo giorno. Elle si mettevano alquanto discoste l’una da l’altra. Ed i dui amanti si trovavano di continuo passeggiando l’uno in qua e l’altro in là, di modo che tutti dui s’acquistarono il nome di geloso, veggendogli ciascuno andar così dietro a le lor moglieri. Ma essi cercavano l’un l’altro senza barca mandar in Cornovaglia. Avvenne adunque che le due carissime compagne, non sapendo ancora niente l’una de l’altra, deliberarono di questi innamoramenti avvisarsi, a ciò che a lungo andare non occorresse cosa che la lor benevoglienza potesse in parte alcuna guastare. Così un giorno, non si trovando alcuno dei mariti in casa, elle si ridussero secondo il solito loro a parlamento a le siepi de l’orto. Come furono quivi arrivate, così tutte due ad un tratto a rider cominciarono, e dopo le consuete ed amorevoli salutazioni, in questo modo a dire madonna Luzia cominciò: – Isotta, sorella mia carissima, tu ancora non sai che io ti ho a dire la più bella novella del tuo consorte che mai si sentisse. – Ed io, – soggiunse subito madonna Isotta, – ti vo’ narrare una favola del tuo, che ti farà non mezzanamente meravigliare, e forse ancora entrare in grandissima còlera. – Che cosa è questa? che cosa è questa? – dicendo l’una a l’altra, a la fine ciascuna narrò ciò che i lor mariti andavano cercando. Del che, ancora che fossero piene di mal talento contra i mariti, pur assai ne risero. E parendo loro che elle, come in effetto erano, fossero sufficienti e bastevoli a sodisfare agli appetiti loro, cominciarono a biasimare i mariti e dire che essi meritavano d’esser mandati a Corneto, se elle fossero così disoneste donne come eglino erano poco savii ed onesti. Ora, dopo molti ragionamenti sovra queste cose avuti, conchiusero insieme esser ben fatto che unitamente attendessero ciò che i mariti loro più innanzi ricercassero. Onde messo quell’ordine che lor parve più convenevole, e data la posta d’avvisarsi ogni giorno di tutto quello che avvenisse, misero l’animo per la prima a questo: con dolci e lieti sguardi quanto più potevano gli amanti loro invescare, e dargli speranza di voler lor compiacere. E così partite degli orticelli, quando in San Fantino o per Vinegia veniva lor fatto di vedergli, si scoprivano con un volto ridente tutte liete e baldanzose. Onde i dui amanti, veggendo i buoni visi che da le innamorate loro gli erano fatti, pensarono che non ci essendo modo alcuno di parlare con quelle, che era bisogno aiutarsi con lettere. E trovate certe messaggiere, de le quali la città nostra suol sempre trovarsi molto copiosa, ciascuno a la