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spesso basciava. Furono poi tutti dui gli sposi dal sacerdote benedetti, e Antonio la sua diletta moglie a casa condusse, ove fece ai parenti e agli amici un solenne convito, aspettando tutti dui con infinito disio la seguente notte, ove speravano in qualche parte ammorzare le loro ardentissime fiamme. Ma la fortuna, pentita d’aver dopo tanti perigli e tante fatiche consolati questi dui amanti, le liete e festevoli nozze cangiò in amarissimo pianto. Era nel principio del mese di giugno, quando, fatta la cena, i dui novelli sposi furono allettati circa le due ore di notte, i quali si de’ credere che affettuosamente si abbracciassero ed insieme amorosamente prendessero il tanto desiato piacere. Ora, non essendo eglino stati un’ora nel letto, che si levò un torbido e tempestoso vento, il quale con infiniti tuoni e lampi menò una guazzosa e grossissima pioggia; e tuttavia tuonando e lampeggiando, furono i dui amanti dal fuoco de le folgoranti saette nel letto tocchi e di modo percossi che tutti dui, ignudi e strettissimamente abbracciati, morti si ritrovarono. Il pianto ne la casa si levò grandissimo e tutta la notte durò. La matina poi, publicatosi l’orrendo caso, con generai dolore di tutta la città di Napoli, furono gli sfortunati amanti onorevolmente in una sepoltura collocati, sovra la quale furono questi versi e molti altri epitaffii latini e volgari posti:


Voi, fortunati amanti, che godetetranquillamente i vostri lieti amori,mirate se mai furo aspri doloria par di quei ch’a me soffrir vedete.

Meco cercai pigliar ad una retela mia diletta sposa, e ratto fuoridi speme mi trovai, fra mille erroriin mar e ’n terra senza aver quiete.

E quando venne il tempo che la spemea fiorir cominciò, la prima serafu del mio frutto svelta la radice;

chè ’l folgorante Giove meco insiemeuccise la mia donna. Ahi sorte fiera!qual più di me si trova oggi infelice?


Il Bandello al dottissimo Aldo Pio Manuzio romano