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la Misia, la Licaonia, la Frigia, la Caria, e dilatò i termini del regno fin a l’Elesponto. Amorato, che ad Orcane successe, fu il primo che l’arme turchesche con essercito in Europa portò, ove acquistò la Tracia, che Romania si dice, la Servia e la Rasia, e domò i bolgari. Che ti dirò di Paiazete, che con Solimano suo fratello, che il regno voleva occupargli, così valorosamente fece in Europa il fatto d’arme e quello uccise? Che animo pensi che fosse il suo quando ardì opporsi nei confini di Gallazia e di Bitinia al Tamberlano e seco guerreggiare, che aveva quattrocento mila cavalli dei suoi sciti e seicento migliara di pedoni? Furono, dopo Paiazete, Calapino, Orcane e Mosè; ma perchè tra loro combatterono poco acquistarono de l’altrui. Maometto fratello di Mosè, che fu tuo avolo, non acquistò egli la Macedonia e portò le sue arme fin al mare Jonio, che termina col mare Adriatico? Medesimamente in Asia contra i lidii e i cilicii fece molte spedizioni degne di memoria. Ma che dirò io d’Amorato tuo padre, che per lo spazio continovo di quaranta anni che regnò stette sempre su l’armi, e mirabilmente aggrandì i termini de lo stato turchesco? Egli, morto il padre, passò d’Asia in Europa, e malgrado dei greci che favorivano Mustafà suo zio, che gli stati d’Europa voleva per sè, con l’aita de le navi de’ genovesi penetrò dentro la Romania, il quale con lo zio venuto a le mani, dopo lunga battaglia quello vinse ed ammazzò e rimase pacifico possessore di tutto il regno. Credi tu forse che egli si contentasse del regno che il padre lasciato gli aveva, e si desse a l’ozio? Tu dei saper, signor mio, che non ci è mai stato nessuno del sangue ottomannico il quale abbia più faticate l’arme cristiane di lui, nè che da quelle più di lui sia stato faticato. Primieramente si vendicò contra i greci, chè molte de le lor città per forza prese, guastò le lor provincie, saccheggiò molte terre, spogliò le campagne, e la Romania in gran parte si fe’ tributaria. Espugnò Tessalonica, città nobilissima nei confini di Macedonia, che alora era sotto l’imperio dei veneziani, e passò oltra il Tomaro e Pindo con essercito grandissimo, con vittoria perpetua debellò i focensi, soggiogò la provincia Attica, la Beozia, la Etolia, l’Acarnania, e tutte le genti che sono di qua da la Morea infino al seno corinziaco al suo imperio sottomise. Giovanni Castrioto, al quale tutto il nome epirotico ubidiva, per tema di non perder lo stato, diede ne le mani di tuo padre tre figliuoli e Croia città, con molti altri nobili ostaggi. Che ti dirò de la battaglia che egli ebbe contra Sigismondo imperadore e Filippo duca di Bergogna, ove era il fiore de la fortezza dei