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morbidezze orientali con le meravigliose e prezzate cose che la nostra età, ne l’incognito agli altri secoli mondo, ha con inestimabil fatica e pericoli gravissimi investigato. Per questo i nostri milanesi ne l’abbondanza e delicatezza dei cibi sono singolarissimi, e splendidissimi in tutti i lor conviti, e par loro di non saper vivere se non viveno e mangiano sempre in compagnia. Che diremo de la pompa de le donne nei loro abbigliamenti, con tanti ori battuti, tanti fregi, ricami, trapunti e gioie preziosissime? che quando una gentil donna viene talora in porta, par che si veggia l’Ascensa ne la città di Vinegia. E in qual città si sa che oggidì siano tante superbe carrette tutte innorate d’oro finissimo, con tanti ricchi intagli, tirate da quattro bravissimi corsieri come in Milano ognora si vede? ove più di sessanta da quattro cavalli, e da dui infinite se ne troveranno, con le ricchissime coperte di seta e d’oro frastagliate e di tanta varietà distinte, che, quando le donne carreggiano per le contrade, par che si meni un trionfo per la città, come già fu costume de’ romani quando con vittoria da le domite provincie e regi debellati e vinti a Roma tornavano. Sovviemmi ora ciò che l’anno passato io udii in Borgonuovo dire a l’illustrissima signora Isabella da Este, marchesana di Mantova, la quale andava in Monferrato, essendo alora morto il marchese Guglielmo, per condolersi con quella marchesana. Ella fu onoratamente visitata da le nostre gentildonne come sempre è stata tutte le volte che ella è venuta a Milano. E veggendo insieme tante ricche carrette così pomposamente adornate, disse a quelle signore che le erano venute a far riverenza che non credeva che nel resto di tutta Italia fossero altretante sì belle carrette. In queste adunque delicatezze, in queste pompe e in tanti piaceri e domestichezze essendo le donne di Milano avvezze, sono ordinariamente domestiche, umane, piacevoli e naturalmente inclinate ad amare e ad essere amate e star di continovo su l’amorosa vita. E a me, per dirne ciò ch’io ne sento, pare che niente manchi loro a farle del tutto compite, se non che la natura le ha negato uno idioma conveniente a la beltà, ai costumi e a le gentilezze loro. Chè in effetto il parlar milanese ha una certa pronunzia che mirabilmente gli orecchi degli stranieri offende. Tuttavia elle non mancano con l’industria al natural diffetto supplire, perciò che poche ce ne sono che non si sforzino con la lezione dei buon libri volgari e con il praticare con buoni parlatori farsi dotte, e limando la lingua apparare uno accomodato e piacevole linguaggio, il che molto più amabili le rende a chi pratica con loro. Ma per