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l’amoroso verme fieramente rodeva il core, quanto più ella dura e ritrosa si mostrava, tanto più egli s’accendeva, tanto più la seguitava e tanto più s’affaticava di renderla pieghevole a’ suoi appetiti, ben che il tutto era indarno. Fecele da una vecchia, che pareva santa Cita, parlare, la quale fece l’ufficio suo molto diligentemente, sforzandosi con sue lusinghevoli ciance corromper l’indurato affetto de la casta Giulia. Ma la giovanetta era così ben fondata, che mai parola che la ribalda vecchia le dicesse non le puotè nel petto entrare. Il che intendendo il ferrarese, si trovava il più disperato uomo del mondo, non si potendo imaginare di lasciar costei, con speme pure che pregando, servendo, amando e perseverando, devesse la fiera durezza di Giulia render molle, parendogli impossibile che a lungo andare egli non la devesse ottenere. Egli, come proverbialmente si dice, faceva il conto senza l’oste. Ora veggendo che di giorno in giorno ella più si mostrava ritrosa e che quando lo vedeva lo fuggiva come un basilisco, volle provare se ciò che le parole e la servitù non avevano potuto fare, lo farebbero i doni, riserbandosi la forza da sezzo. Tornò a parlare a la scelerata vecchia e le diede alcune cosette non di molta valuta, che portasse da parte sua a Giulia. Andò la vecchia e ritrovò che Giulia tutta sola era in casa; e volendo cominciar a parlar del ferrarese, le mostrò i doni che egli le mandava. Ma l’onesta figliuola, tolte quelle cosette che la vecchia recate aveva, tutte le gettò fuori de l’uscio su la via publica, e la traditora vecchia cacciò di casa, dicendole se più le tornava a far motto ch’ella anderebbe in Rocca a dirlo a madama Antonia. La vecchia, prese le cose che su la strada erano, se ne tornò a parlar al ferrarese e a dirgli che impossibil era piegar la fanciulla, e che ella non saperebbe più in questo caso che farle. Il giovine si trovava tanto di mala voglia quanto dir si possa. Egli volentieri si sarebbe da l’impresa ritirato; ma, come egli pensava di lasciarla, il misero si sentiva morire. A la fine non potendo il povero e cieco amante più sofferire di vedersi sì poco gradire, deliberò, avvenissene ciò che si volesse, se la comodità bella si vedeva, quello per viva forza da lei prendere che ella di grado dar non gli voleva. Era in corte uno staffiero di monsignor vescovo molto amico del ferrarese, e, se ben mi ricordo, egli anco era da Ferrara. A costui il cameriero scoperse tutto il suo ferventissimo amore, e quanto s’era affaticato per imprimere nel petto de la fanciulla un poco di compassione, ma che ella sempre s’era dimostrata più dura e più rigida che un marino