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far il catalogo, ché a questo mosso non mi sono a scrivervi questa mia. Ben vi vo’ far partecipe d’una novella che occorse questa quadragesima passata, secondo che questi di il nostro dotto messer Stefano Dolcino narrò, essendo egli stato a cena con la gentilissima signora Cecilia Gallerana contessa Bergamina. E nel discorso di questa novella potrete comprendere che, non ostante tutti i rispetti i quali ne la nostra disputa si raccontarono, che quegli uomini che gettata la ragione dopo le spalle lasciano il freno a l’appetito, e le donne che disprezzato il prezzo de l’onestá, de la quale né piú bella né piú cara cosa deveriano avere, si lasciano governar a l’amorose voglie, che il piú de le volte a mal fine si conducono. Vedrete anco di quanto male sia cagione l’ingorda e scelerata vita d’alcuni religiosi. Questa novella adun- que a voi dono a ciò che ne le mani dei lettori vada sotto il vostro nome. Vi piacerá poi mostrarla al nostro umanissimo messer Dionisio Elio, il quale sono certissimo che subito entrará in còlerá grandissima contra il ribaldo frate, e in vero averá ragione non picciola. State sano. NOVELLA IX Un geloso ode la confessione de la moglie per mezzo d’un frate e quella ammazza. Milano, come tutti sapete e ogni di si può vedere, è una di quelle cittá che in Italia ha pochissime pari in qual si voglia cosa che a rendere nobile, populosa e grassa una cittá ,si ricerchi, perciò che dove la natura è mancata, l’industria degli uomini ha supplito, che non lascia che di tutto ciò che a la vita degli uomini è necessario cosa alcuna si desideri, anzi di piú v’ha aggiunto la insaziabil natura dei mortali tutte le delicature e morbidezze orientali con le meravigliose e prezzate cose che la nostra etá ne l’incognito agli altri secoli mondo ha con ine- stimabil fatica e pericoli gravissimi investigato. Per questo i nostri milanesi ne l’abbondanza e delicatezza dei cibi sono singola- rissimi, e splendidissimi in tutti i lor conviti, e par loro di non saper vivere se non viveno e mangiano sempre in compagnia.