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NOVELLA II (ili) 93 catena di oro al collo, e se ne stava con mirabile gravità leggendo l’officio de la beatissima Vergine Maria. Come la messa fu finita, tutti quelli gentiluomini e tutti li cortegiani che accompagnavano il prencipe, non più Gonnella, molto riverentemente con le berrette in mano se gli inchinarono dandogli il buono giorno, come si costuma. Se gli accostò il guardiano, e salutandolo li disse che fosse il ben venuto. Egli cortesemente il saluto li rese; poi li disse, udendolo tutti coloro che seco erano: — Padre molto riverendo, io sono sempre stato grandemente divoto e affezionato di questa tua santissima religione, come è tutta la casa de li signori e prencipi Sanseverini miei avoli, e aveino tutte le sepolture nostre ne le chiese de lo tuo sacro ordine. E perché io per l’ordinario soglio far celebrare ogni anno quattro anniversari con l'officio e la messa de li morti, e dimane è il giorno di uno, ancora che sia certo che a 10 prencipato mio nel Regno non mancheranno di farlo fare, nondimeno per maggiore mio contento io ti prego che domattina facci cantar solennemente il vespro, e cosi il mattutino con le nove lezioni, e la messa de li morti. Io ci verrò a udire il tutto e ti farò una elemosina conveniente al grado mio. — 11 guardiano lo ringraziò dicendoli che il tutto si faria, e che di più farebbe che tutti li frati direbbero la messa de li morti. Allora il contrafatto prence chiamò a Sé il suo maggiordomo e gl'impose che parlasse col padre guardiano e facesse quanto di ordine suo sapeva: che venti ducati, e di più per le private messe dieci ducati, desse. E poi con la compagnia si parti. Rimase il maggiordomo e al guardiano dimandò quanti frati aveva. E inteso il numero, li disse: — Padre mio, il prence mio signore mi ha ordinato stamane che io ti faccia apprestare uno buono disinare, come è l’usanza sua sempre di fare in questi suoi anniversari. E' ci saranno tutte quelle vivande che in questa città si troveranno, di modo che tu con tutti li tuoi religiosi averai uno disinare da prencipe. Io farò apprestare in corte il tutto e, come sia finito domattina l’officio, manderai meco il tuo procuratore, al quale consignerò il tutto, e li darò anco in compagnia servitori che aiuteranno a portare la vivanda, che