di Fiandra e di Annonia e imperadore conslantinopolitano, fu mio zio e de’ tempi suoi uno de li piú nobili e vertuosi cavalieri che si trovassero, cosí ne le opere de la milizia come de la cortesia e altre maravigliose doti che in lui fiorivano. Onde io, per essere suo nipote, certificato de la morte sua, amaramente il piansi. Ben mi saria di grandissima contentezza se possibile fosse che questo mio zio, padre di madama Gioanna mia cugina, a casa se ne tornasse, se non è morto. E se morto è, come si sa che miracolosamente resuscitasse? Ora tu che vuoi darci ad intendere che tu sia il vero Baldoino, egli ti conviene con evidenti e chiari argomenti sgannarne e farne capaci che non morisse e che tu sia il vero Baldoino giá imperadore di Constantinopoli, perché a noi non potrebbe avenire cosa piú grata, piú lieta e di maggior contentezza che conoscere chiaro che noi abbiamo pianto quello Baldoino fora di proposito, che in vero quanto padre amavamo e onoravamo. Ma attendi e rispondi a ciò che noi t’interrogaremo, ché forse questo nostro quesito adesso ti renderá testimonio e giudice in tanto importante negozio e sgannerá il mondo cerca li casi tuoi. Orsú, rispondeci: chi fu che ti investi del feudo de la Fiandra, e con quali condizioni fusti fatto feudatario di si onorata provincia? in che luogo ricevesti il feudo? a quale tempo? chi ti portò li reali privilegi? quali furono li testimoni? chi ti fece cavaliero aurato e ti pose gli speroni? quale fu la madama che prendesti per moglie? chi condusse questo tuo matrimonio? ove si fecero le nozze? che solennitá? che feste? che bagordi? Tutte queste cose il vero Baldoino mio zio saperia molto ordinatamente dire. Che pensi? che strani movimenti sono quelli che fai? — Il povero, che come il corbo voleva vestirsi de le belle piume del pavone, ansando e sospirando, si storceva né sapeva a cosa veruna, che il re interrogato l’avesse, dare risposta. Il re li replicò che rispondesse, dicendogli: — E come ti sono giá queste cose uscite di mente? — Vòlto poi il re a li circostanti: — Eccovi — disse — come piú tosto il bugiardo si giunge che non fa il zoppo, perché le bugie hanno corti li piedi. Questo tristo uomo non solamente vacilla e si cangia di colore, ma non sa