ammazzare tutti dui e trargli in un chiassetto, ché mai piú non
se ne sentisse né nuova né ambasciata. Ma per meglio chiarirsi
del tutto e trovar la gallina col gallo su l’ovo, e poi far quanto
piú a proposito gli fosse paruto, disse un di a la moglie: — Contessa, a me conviene esser a Milano per parlar col signor duca,
e penso che mi converrá star fuori piú che forse non credo.
Averai buona cura de le cose di casa fin che io ritorno. —
E chiamato il castellano, gli ordinò che a la contessa fosse ubidiente fin che da Milano fosse ritornato. Fatto poi la scielta di
quelli che voleva che seco a Milano andassero, volle che Antonio
da Casalemaggiore fosse di quelli che a la guardia de la ròcca,
che aveva, restasse. Il che agli amanti fu di grandissima contentezza, sperando, in quel mezzo che il conte starebbe fuora
di casa, aver il tempo e la comoditá a lor bell’agio di godersi
insieme amorosamente quanto loro fosse piaciuto. Ma, come
dice il proverbio, «una ne pensa il ghiotto e l’altra il tavernaro».
Era del mese di maggio, nel principio. Ora il conte, fatto metter
ad ordine il tutto e di giá informato il suo castellano di quanto
voleva che si facesse, un di, dopo che si fu desinato, montò
a cavallo e prese il camino verso Milano. Non era a pena il
conte partito, che la contessa, chiamato a sé il suo amante,
gli disse: — Anima mia, noi averemo pur ora la piú bella comoditá del mondo di poter esser insieme senza rispetto e di
notte e di giorno. Il conte, come vedi, è partito, e a la presenza mia ha comandato al castellano che, fin che egli se ne
torni, mi sia quanto a la persona sua ubidiente. Il povero castellano è oramai vecchio e credo che mal volentieri vada la notte
in qua e in lá visitando le guardie. Io gli dirò che si riposi e
che di questo lasci a te la cura, ché tu le rivisiterai quando sará
il tempo. — E secondo che a l’amante ella aveva detto, cosí,
chiamato il castellano, gli disse: — Castellano, poi che il conte
è partito e che stará qualche di fuori, io vo’ che noi abbiamo
buona cura di questa sua ròcca e de l’altre nostre cose, e che
sovra il tutto le guardie la notte siano spesse fiate riviste e messovi buona diligenza, ché ancora ch’io non creda che ci sia pericolo, tuttavia si suole communemente dire che «buona guardia