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NOVELLA I.XV1II 71 preda a la rapidissima violenza del tempestoso e adirato mare, che verso la spiaggia romana a viva forza gli cacciava, di maniera che capitarono sopra Nettuno. Quivi, trovando sette barche di mercadanti che tornavano da la fiera di Salerno, e spinti anco essi da la fortuna vi s'erano ridutti, senza alcuna contesa i mori le presero, e fecero tutti schiavi coloro che suso v’erano. I corsali scaricarono le barche di tutta la mercadanzia e la posero sovra le loro galeotte, e tra l’altre cose vi missero alcune some di mandorle. Era stato mio fratello più di tre giorni senza cibarsi. Fecero le mandorle, che a canto a lui erano state poste, venirgli appetito di mangiare; il perché con mani e con denti, a la meglio che puoté, apri uno di quei sacchi e cominciò avidissimamente a romper mandorle e mangiarle. Sentendo questo, gli altri prigioneri: —■ Deh, frate — gli dissero, — per Dio, lascia stare quei sacchi, ché se i corsali se n’accorgono, tu sarai cagione che tutti saremo bastonati senza alcuna pietà. — Ma eglino cantavano ad un sordo. Egli, che vóto e morto di fame era e si sentiva mancare, attendeva pure coi denti a ristorarsi, lasciando garrire chi voleva. Gli uomini nettunesi, che le galeotte dei corsali già scoperte avevano, mandarono subito un ¡spedito messo al capitano Antonio Doria, il quale a Monte Carcelli alora in compagnia di ventidue galere si trovava. Fra questo mezzo andarono i mori per istar quella notte a l’isola de la Palmiruola, per esser poi la matina a Ponzo, per prender quivi acqua per rifrescamento e riprender un’altra volta il camino de l'Affrica. Ma, come proverbialmente si dice, « una ne pensa il ghiotto ed un’altra il tavernaro ». Cominciava già ad appropinquarsi il tempo de la liberazione dei nostri cristiani e la cattività dei perfidi mori, a ciò che qual l’asino aveva dato ne la parete, tale ricevesse. Come il capitano Antonio ebbe l'avviso dei nettunesi, in quella medesima ora mandò due fregate per ¡spiare ciò che i mori facevano. Andarono via le fregate quasi a guisa di pescatori, e manifestamente subito conobbero le galeotte esser moresche ed anco dei corsali. Videro i mori le fregate, ma, stimando in esse andar pescatori, non volsero assalire per non si scoprire, con speranza di far il di alcuna buona presa di legni