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IL BANDELLO
al vertuoso ed illustre signore
il signor
CESARE FREGOSO
salute
Tra tutte le vertú che ogni uomo rendono commendabile, o sia privato o sia in degnitá di magistrati costituto o padrone e signore di popoli, io porto ferma openione che la gratitudine sia una di quelle che di modo informi ed ammaestri le menti nostre, che di leggero faccia la via a tutte l'altre vertú morali; perché impossibile mi pare d'esser grato dei benefici ricevuti, se l’uomo anco non ha quell'altre parti che ad esser da bene se gli convengono. E secondo che Tesser grato è cosa onorata e lodevole, cosí per Io contrario Tesser ingrato è vizio abominevole e grandemente vituperoso. Onde santamente lasciò scritto un dotto e santo dottore, dicendo che il peccato de l’ingratitudine è un vento che abbrucia e secca il fonte de la divina pietá. Colui che è grato riconosce tanti benefici quanti la divina bontá ci ha fatti e tutto il di fa, e non potendo egli equivalente beneficio renderle, perché dal finito a l’infinito non è proporzione alcuna, almeno si sforza con animo grato e ricordevole degli avuti e non meritati beni renderle tutte le grazie che può le maggiori, ed ogni di se le confessa debitore. Il medesimo fa verso i parenti e verso gli amici, e insomma verso tutti quelli a cui si sente ubligato. Né solamente rende loro le debite grazie di parole, ma con gli effetti ed opere de l’animo grato si mostra loro e gli fa conoscere che di se stesso prima sará possibile obliarsi, che porre in oblio gli avuti piaceri e benefici da l'amico. Di questa vertú ragionandosi, giá molti