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che egli ottimamente aveva discorso e che il suo parere si deveva seguire. E tutti poi pregarono i frati che mai di cotesta materia non facessero motto. I frati, veduta la buona resoluzione che i fratelli presa avevano, gli commendarono sommamente, assicurandogli che mai da la bocca loro non uscirebbe parola per la quale si potesse venire in cognizione di questo fatto. Ora, essendo questa cosa, cosí senza nome di nessuno, in V’erona narrata in casa del signor Cesare Fregoso mio signore, vi si ritrovò il signor Pietro Fregoso di Novi, vostro cugino, il quale, sentendo questa novella, disse: — Io n’ho ben una per le mani in qualche parte a questa simile, e dicendola non vi tacerò i nomi, essendo la cosa ai giorni miei accaduta ed assai divolgata. — Pregato che, poi che altro non ci era da dire, che la volesse narrare, senza farsi piú pregare, disse una istorietta, la quale a me parve degna d’essere scritta e al numero de l’altre mie novelle aggregata. Pensando poi a cui io la devessi donare, voi mi occorreste degna di lei, e di molto piú onorato dono, per le vostre singolari doti che, vinta l’invidia, cosí viva come séte, v’hanno fatta immortale, essendo anche voi di tal valore che potete fare, chi volete, eternamente vivere. Verrò anco con questa mia istoria a pagar in parte gli onori da voi alcuna volta a Correggio in casa vostra ricevuti. E per molti rispetti m’è paruto non metter i nomi propri, ancor che il signor Pietro gli dicesse, ma prevalermi d’alcuni finti. State sana.
NOVELLA LIX
Il conte Filippo trova la moglie in adulterio e quella fa morire
insieme con l’adultero ed una camerera.
Un eccellentissimo capitano, essendo ne lo stato di Milano di grandissima riputazione per le cose militari, diede una sua figliuola, che aveva nome Isabetta, per moglie ad un conte Filippo, che era signor di castella. Ella era bellissima giovane e di persona molto grande, ma baldanzosa molto e tutta pieghevole a’ prieghi d’altrui, di modo che poca fede serbava al conte suo marito, perciò che ogni volta che le era comodo,