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302 PARTE QUARTA al Turchi che il consiglio del romagnuolo fosse buono. 11 perché li diede tutti quelli danari che in borsa avea, e di più due catene d’oro che ne la tasca si trovò, che potevano essere di peso di trenta in trentatré scudi l’una; e li promise che ovunque andasse, sempre lo soccorreria di danari. Giulio, ne l’aprire de le porte, de la terra se ne usci e andò a la volta di Acquisgrani. Il Piemontese andò tutta la notte errando ora qua e ora là, tra sé chimerizzando ciò che devesse fare. Simone, pieno di vari pensieri, né poteva dormire nc sapeva che farsi. Deliberò più volte, come veniva il giorno, fuggirsene; ma li pareva poi che si faceva sospettissimo e colpevole del perpetrato omicidio, e che essendo andato via Giulio, che era più sicuro a restare. Il Piemontese, come fu di, andò a trovare quelli del Deodati e narrò loro ciò che gli era accaduto. Il che, non so come, subito fu raportato a Simone. Egli, inteso questo, andò a casa il luogotenente criminale e li denonziò come inteso aveva che Giulio suo servitore avea anciso il Deodati e fuggito via. Il luogotenente, avuta questa informazione, se ne andò a trovare uno suo zio, uomo vecchio e ne gli giudici molto pratico, che gli aveva rinonziato l’ufficio del luogotenente, e li disse ciò che de la morte del Deodati gli era stato denonziato. Li dimandò il vecchio se avea ritenuto il Turchi. Egli disse di no. Di che il zio agramente il ripigliò e gl’impose che subito il facesse sostenere. In questo mezzo quelli di Geronimo, inteso il gravissimo e nefando caso, andarono a trovare alcuni de la nazione loro, amici di Geronimo, per consultare ciò che fare deveano in questo caso; di modo che per Anversa l’atrocità del nefario assassinamento cominciò divolgarsi. Il luogotenente criminale mandò subito per Simone, al quale, come fu giunto, commandò che di quella casa più non si partisse. Egli rispose che saria ubediente. Notò il giudice che il Turchi, avuto il commandamento, tutto si cangiò in viso, e sospettò non mezzanamente di lui che fosse colpevole. Avea Simone ne la tasca lo scritto di mano di Geronimo. Presolo adunque, si accostò al fuoco che in la caminata ardeva, e ve lo gittò dentro. Il luogotenente, veduto questo atto, il dimandò che cosa egli avesse arsa, ed