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292 l’ARTE QUARTA sostenuto e posto in prigione. Fu adunque necessario, se egli volle uscire di prigione, che sodisfacesse al debito che col Deodati avea. E reputandosi essere fore di misura ingiuriato, cominciò ne l’animo suo generarsi uno fiero e inestinguibile odio contra Geronimo, ben che di fora via non si dimostrasse. Tuttavia non cessava di continovo investigare e imaginare alcuno modo e via per vendicarsi con danno infinito del Deodati. Fra questo tutti dui, ma non già di compagnia, tornarono in Anversa. E per essere tra loro già cominciata la nemistà, non si dimesticavano più insieme, come prima solevano; nondimeno erano assidui a lo corteggiare la signora Vervè. E parlandosi uno di tra molti di Simone e de le cose sue, Geronimo, come in dispregio di quello, disse che non sapeva ciò che il Turchi si potesse fare in Anversa, se non diventava « curatieri », che noi italiani com- munemente dimandamo « sensali », perché da lui stesso non aveva modo di negoziare, non avendo né danari né credito. Questa cosa accrebbe grandemente l’odio che il Turchi al Deodati portava, e fece come fanno li carboni da li mantici affocati, che, se l’acqua sopra gli è spruzzata, più si infuocano e prendeno maggior forza e vigore. E cosi di novo risvegliatosi l’odio del Turchi contra Geronimo, divenne vie più grande e più acerbo, ben che celato si tenesse. Diceva uno de li sapienti de la Grecia, che se si potesse vedere dentro il core de l’uomo e ciò che ne l’animo suo va farneticando e chimerizzando quando è irato e tutto intento al vendicarsi e pieno di mal talento, che proprio si vederia uno ardente vaso, come una olla piena quando gran fuoco le è acceso sotto e, raggirandosi sossopra, l’acqua ardentemente bolle. Cosi andava sossopra l’animo del Turchi, e ora una cosa pensava e ora una altra, travagliando tuttavia; e tutti i pensieri suoi erano pure a morte e roina del Deodati. Dissimulava però, come uno altro Simone, il suo pessimo animo e fora di ogni misura arrabbiata volontà di fare del male, ej diceva che Geronimo si ingannava, perché egli era ben buono a negoziare da sé. E perseverando tutti dui con molti altri a; corteggiare la signora Vervè, a poco a poco cominciarono a', repacificarsi, e pareva che fossero divenuti buoni amici. Essa¡