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NOVELLA XXVII (l) 291 pratica de la signora Maria Verve cerca quattordeci anni sono, c cominciò con tanta assiduità a corteggiarla e servirla che mai non si partiva da lei, lasciando ogni altra faccenda da canto, di maniera che la signora Vervè mostrava averlo molto caro. Soleva ella in una sua sala, ove dimorava quando era corteggiata, tenere li ritratti dal naturale di tutti quelli che le facevano servitù- Onde ciascuno, come si metteva a fare seco l’amore, le mandava il proprio retratto, fatto per mano di nobile pittore, ed ella con gli altri in sala il faceva attaccare, e ve ne aveva più di quaranta. Dopo quattro anni che Simone Turchi era giunto in Anversa, Geromino Deodati lucchese ci andò anco egli con buona somma di danari, e colà a trafficare si fermò, e intrò in pochi di nel numero de li servitori de la signora Vervè. Quivi pigliò egli stretta conversazione con il Turchi, il quale, come detto vi ho, non era molto diligente a li negozi pertinenti a li Buonvisi. E avendo Simone bisogno di danari, ne richiese al Deodati, il quale in più volte li prestò cerca tre millia scuti. Intendendo li Buonvisi il mal governo che il Turchi aveva de le faccende loro, gli levarono di mano la ragione e il maneggio del tutto e più di lui non si volsero servire. Esso Turchi, da sé non avendo il modo di negoziare, se ne tornò a Lucca, per appoggiarsi ad alcuno mercatante che praticasse in Anversa. Avenne in quello medesimo tempo che il Deodati anco egli a Lucca se ne ritornò, acciò che ragguagliasse li suoi fratelli di quanto negoziato avea. E mostrando loro li suoi conti, si trovò che Simone Turchi era debitore di cerca tre millia scuti. Il perché fu Geronimo astretto da li fratelli che se facesse pagare e non perdesse più tempo. Andò il Deodati e, trovato Simone, li disse come non poteva saldare la ragione con li fratelli, se egli non pagava il debito de li danari a lui in Anversa prestati, come appariva per le cedule di mano sua. II Turchi si scusò a la meglio che puoté, e iva fuggendo il pagamento e prolungandolo d’oggi in dimane. Ora, stimolando li fratelli esso Geronimo che non badasse a le ciancie del Turchi, la cosa andò di modo che, avendo Geronimo prodotte le cedole in giudicio, fu Simone da’ sergenti di corte su la piazza di Lue