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IL BANDELLO
a monsignor
monsignor guglielmo lurio
signor di Lunga, senatore regio a Bordeos,
signor suo onorando
salute
Io mi persuado, monsignor mio osservandissimo, che ne li giudici, che tutto il di nel vostro Senato si fanno, si debbiano ne li casi criminali trovare molti eccessi enormi meritevoli di gastigo straordinario, sia pure tanto grave quanto che ogni crudelissimo tiranno imaginare si sapesse. E de la gravissima pena che si dá a le sceleraggini de gli ribaldi, che tutto il di fanno le sconcie e esecrabili cose, assai sovente in diversi luoghi di questo gran regno se ne veggiono chiarissimi esempi. E questo non ostante, tanta è la pessima malvagitá di molti, o venga da la loro per vizi corrotta natura, o vero da la viziosa educazione e nodritura che da fanciulli avuta hanno, o da che che si sia, che non si vogliono o non sanno — io non dirò mai che non potessero — ammendarsi. Con questi adunque non giovano le forche, non vagliono li ceppi e le mannare, non lo squartargli a brano e spesso arrostirgli, a modo di perdici e di altri augelletti, a fuoco lento. Onde dico che non si può metter loro una dramma di terrore, che non perseverino ogni ora operando di male in peggio, mercé del guasto e corrotto mondo, non solamente per la cristianitá, ma anco per le regioni degli infedeli. Ora io non so giá se da molti anni in qua tanto inaudito e orrendo caso sia stato dedutto al vostro parlamento, come qui si nomina il senato, quanto questo anno passato è in Fiandra dentro la famosa terra d’Anversa avenuto.