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PARTE TERZA
col quale non aveva consumato matrimonio. Ora il re, ebro
de l’amore de la donzella e sazio de la reina, quella di propria
autorità e senza altra dispensa repudiò, e cercando dal papa
esser dispensato, non fu mai possibile che potesse aver l’intento
suo, adducendo il papa che Caterina era sua vera moglie, aven-
■ dola con autorità de la Chiesa sposata e seco consumato il ma¬
trimonio ed avutone figliuoli, di modo che più non gli poteva
separare. Furono su questa materia compilati infiniti consulti,
e non ci fu università alcuna né uomo che avesse fama di
scienziato, che non fosse richiesto a comporre qualche cosa su
questo caso. Né solamente il papa procurò cotesti consulti, ma
il re altresì mandò per tutto; ma generalmente fu da tutti i dot¬
tori catolici con efficacissime ragioni conchiuso che il re non
poteva repudiar la moglie, e meno il papa disfar cotal matri¬
monio. Entrato il re in còlerà grandissima e pieno di mal
talento, cacciò il cardinale de la corte e lo confinò in certo
luogo de l’isola, levandoli tutte l’entrate che aveva; il che fu
cagione de la morte sua, perché, mandandolo poi il re a pi¬
gliare e menarlo a la corte, egli, che si dubitò esser condotto
al macello, s’avvelenò nel viaggio, per quello che se ne disse,
e mori prima che arrivasse a Londra. Né solamente mori il
cardinale Eboracense, ma molti altri grandissimi prelati e ba¬
roni furono decapitati, tra i quali vi fu quel santo uomo, il ve¬
scovo Róñense, il quale, essendogli mozzo il capo, fu trovato
con l’asprissimo cilicio su le carni. Che dirò di Tomaso Moro,
uomo integerrimo e di bone lettere greche e latine dotato? Ma
se io vorrò far il catalogo di quelli che a le sfrenate voglie del
re non volsero consentire, io farò una nuova Iliade, perciò
che non lascip né monaci né frati ne l’isola, ed infiniti n’am¬
mazzò, disfacendo tutti i monasteri e guastando tutte le badie
e dando i vescovadi a modo suo, senza autorità del sommo
pontefice. Sposò adunque la sovradetta Anna, vivendo ancora
la reina Caterina, che già s’era ritirata in un luogo che il re
l’aveva deputato. Ma grandissima difficultà è che le cose co¬
minciate con tristo e cattivo principio buon fine sortiscano già
mai. Era Anna molto beila e piacevole sovra modo, ma poco