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NOVELLA XXVI (XXVIl) 28J jiece giorni e, trovando certe sue scuse, non volle, da andare a ja messa in fuori, che pratticasse con persona. Fu rapportato a la signora marchesa come la moglie del Gonnella era venuta, e c),e era tutta galante e forte bella, .mostrando negli atti suoi molta leggiadria. Venne voglia a la marchesa per ogni modo di vederla; onde disse al Gonnella: — Io vorrei pure che ornai tu ¿ lasciassi vedere questa tua sposa, e permetterle che pratticasse con le mie damiselle. — Il Gonnella, che altro non aspettava cl,e di essere richiesto di questa cosa, volendo rispondere a la marchesa, si lasciò pietosamente uscire uno gran sospiro e disse, facendo quasi vista di lagrimare: — Deh, madama mia, non vi curate di vedere le mie penaci angoscie, perché, veggendo mia moglie, voi non potrete ricevere piacere veruno, anzi vi sarà cagione di fastidio grandissimo. — Come! — soggiunse la marchesa.— Tu sei errato, perché a me recherà ella consolazione non picciola, e per amore tuo io la vederò volentieri e la accarezzerò. Falla, falla venire. — Il Gonnella allora rispose: — Madama, io farò ciò che vorrete. Ma per Dio! che gioia potrete voi ricevere da quella, non potendo seco ragionare, perché ella è di modo sorda che chi con lei parla, se non grida altissi- mamente, non può da quella essere udito? Ha poi ancora presa cotesta mala usanza: che se parla con chi si voglia, credendo, come ella è sorda, che ciascuno sia di tale sorte, ella, quanto più alto può grida, cosi che pare forsennata. — Non si resti per questo — disse la marchesa, — ché io parlerò si alto seco che mi intenderà. Va’ pure, e falla venire per ogni modo. — Sia con Dio!—rispose il Gonnella; — io vi ubedirò. Bastami che vi abbia avertita, ché non ripigliate poi, e sgridarmi col dirmi villania. Io vado, madama, di lungo a casa. — Andò dunque e, trovata la moglie, appo quella si assise e le disse: — Checca mia, io fin qui non ti ho voluto lasciare pratticar per questa città, aspettando l’occasione che prima tu potessi far riverenza a la signora nostra marchesana. Ella patisce una infermità, che assai sovente la molesta; perché ora la terrà occupata otto di, ora quindeci, ora uno mese, e ora più e meno, secondo che la !una fa il suo crescimento e decrescimento. Questo suo male