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IL BANDELLO
al vertuoso e dotto
messer paolo silvio suo
salute
Molte fiate ho io, Silvio mio verbosissimo, tra me pensato la varietá de la natura, che tutto il di si vede tra questa sorte d’uomini che noi volgarmente appetiamo buffoni e giocolato», veggendo i modi loro l’uno da l’altro diversissimi, essendo perciò il fine loro per lo piú di guadagnare senza troppa fatica il vivere ed essere ben vestiti, aver adito in camera e a la tavola de li signori da ogni tempo, e scherzar con loro liberamente, e insomma dare gioia e festa a ciascuno. Si vede chiaramente che cercano tutti dilettare, se bene talora offendeno chi si sia, facendoli alcuna beffa, che nondimeno la beffa risulta in piacere a chi la vede o la sente recitare. Ce ne sono oggi in Italia alcuni molto famosi, e massimamente in Roma, ove talora, per fare ridere la brigata, fanno di brutti scherzi a certi magri cortegiani. Ma io non so se li chiami urbani, faceti, lepidi, festivi, salsi, mordaci, piacevoli, adulatori, fallaci, insulsi, contenziosi, loquaci, susurroni, simulatori e dissimulatori, perché tutti tengono uno poco negli atti loro di questa e quella parte. Si ragionava di costoro dentro Carignano, dopo che, partiti da la Mirandola, sotto il governo del signore conte Guido Rangone, questo felicissimo esercito soccorse Turino, avendo alcuni nominato il Gualfenera, altri il Gonnella, e volendo altri parlar di Calcagno. Allora il signor Galeotto Malatesta disse: — Or vedi a che siamo venuti, cercando ricrearsi con qualche dilettevole ragionamento: disputare di buffoni! Ragioniamo di altro, se vi piace, e poi che di buffoni parlato si è, dicasi alcuna