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e. 2Ó4 PARTE QUARTA Li gentiluomini tutti il di sono su il banchettare e onorare gli stranieri. Ragionandosi questi in Pinaruolo di simili materie in una buona compagnia, e particolarmente dicendosi di certo soldato bergamasco che era la idea de la miseria, narrò Angelo Travagliato a cotesto proposito una piacevole novella. Questo Angelo Travagliato sono più di quaranta anni che in arme bianche serve la illustrissima casa Fregosa, prima sotto l’illustrissimo signor Gian Fregoso, poi sotto il signor Cesare suo figliuolo, che al presente è luogotenente generale in Italia del re cristianissimo. Avendo dunque la novella descritta, al nome vostro la ho intitolata in testimonio de la nostra commune benevolenza. State sano. NOVELLA XXIV (XXV) Ridicola e vituperosa beflà falla da uno bergamasco a Fracasso da Bergamo, che, credendo profumarsi la barba e capelli di odorata composizione, si impastricciò di fetente sterco. Tutti che qui, valorosi soldati, séte, di che materia ragionato si sia, avete udito. E volendovi io parlare di certi strani costumi di uno contadino bergamasco, vi dico che il signore Cesare Fregoso, essendo ancora molto giovanetto, che ora luogotenente vedete del re cristianissimo in Italia, era capitano de la serenissima Signoria di Venezia di uomini d’arme. Egli fu sempre molto prode e valente de la persona sua, e di ottimo governo cerca li soldati. Il che in molti luochi, ne lo stato di Milano, su quello di Urbino, quando aiutò a ricuperare lo stato al signor Francesco Maria da la Rovere, e in Toscana, sempre ha dimostrato. Ora, avendo egli le stanze su quello di Verona, teneva una casa in Cittadella e, perché era giovane e innamorato, si dilettava mirabilemente di vari odori e vi spendeva assai, facendone in gran copia venire da Genoa. E quando in casa vi venivano cittadini di Verona o soldati buoni compagni, tutti li profumava. Ora egli, tra la numerosa famiglia che teneva, aveva uno che Io serviva di cancelliero, ben che pessimamente scrivesse e non sapesse mettere insieme diece righe, che non