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NOVELLA XXIII (XXIV) 257 salario. Né guari in corte dimorò che, con le sue piacevolezze e berte che faceva, acquistò l’amore di ciascuno, di maniera che il marchese cominciò non volgarmente ad amarlo e mon- strare con molti segni che l’aveva carissimo. E dimesticandosi con esso lui familiarissiinamente, in'poco di tempo crebbe tanto l’amore suo verso il Gonnella, che pareva che senza quello vivere più non sapesse. Era il Gonnella aveduto, scaltrito e ricco ne li parlari di pareri e di propositi ; e ciò che proponeva, sempre con alcuna apparente ragione confermava. Era poi eloquentissimo col suo parlar toscano, di maniera che persuadeva ogni cosa a chi voleva. E come mi soviene assai volte avere udito dire a mio avo, che diceva essere stato dimestico del Gonnella quando ancora egli era cortegiano, devete sapere che le buffonerie e piacevolezze che faceva non procedevano né da pazzia né da poco cervello, ma nascevano da la vivacità, acutezza e sublimità de l’ingegno che in lui era, perciò che il tutto faceva pensatamente; e come si deliberava fare alcuna galanteria, considerava la natura di quelli che beffar voleva e il piacer che ne poteva conseguire il signor marchese. E di molte che a diversi tempi fece, io ve ne vuo’ dire una che a esso marchese da lui fu fatta. Era di natura sua molto pensoso esso Gonnella; per questo, come si trovava solo, sempre chimerizzava e si imagi- nava alcuna piacevolezza, e tra sé prima la ordiva tre o quattro volte avanti che le mani mettesse in pasta. Onde, avendosi imaginato di farne una al signore marchese, si mise uno giorno a una fenestra del palazzo, che risponde su la piazza verso la chiesa episcopale. Avea egli uno coltellino in mano e spesso, alzando gli occhi al cielo, faceva con la punta del coltellino certe ziffere e caratteri sopra il muro. Sovravenne in questo il marchese, e mostrando pure il Gonnella non si accorgere di lui, attendeva tuttavia a fare li suoi caratteri, alzar gli occhi al cielo e con le mani fare mille bagattelle e atti, che parea bene che profondamente immerso si trovasse in pensieri importantissimi. Poi che il marchese stato fu buona pezza a mettere mente a quelle bizzarrie, disse al Gonnella: — Che cosa è questa ove tu farnetichi adesso? — Come egli senti il marchese, fingendo non si essere di lui prima M. Bandello, Novelle. 17