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IL BANDELLO

al molto gentile e leale

mercatante genovese

messere antonio sbarroia

salute


Se io volessi rendervi le convenevoli grazie del vostro magnifico dono, che mandato mi avete, de le olive spagnuole confettate in succhio di limoni, e di tanta grossezza che io le maggiori non vidi giá mai, perché sono grosse a par d’uno ovo nato di una polla giovane, io potrei bene forse cominciare, ma non so come poi sapesse finire, ché in vero il dono era da fare a uno grandissimo personaggio e non a uno par mio. Tuttavia io ve ne rendo quelle grazie le maggiori che per me si ponno, confessando restarvene sempre ubligatissimo. Cosi nostro signore Iddio mi conceda che mi venga una buona occasione, ove il potere sia uguale al mio buono volere, perché io vi farò chiaramente conoscere quanto sia il desiderio mio di servirvi, acciò che veggiate che non avete a fare con uomo a veruno modo ingrato. Ora sovengavi che, essendo una onorata compagnia di alcuni gentiluomini ne l’amenissimo orto de l’eccellente dottore messer Geronimo Archinto e ragionandosi di varie cose, fu uno che mise in campo le piacevolezze fatte dal Gonnella; e si disse che se egli fosse stato al tempo del Boccaccio, che non meno che di Bruno e Buffalmacco egli parlato ne averia, essendo le cose piacevoli fatte dal Gonnella tanto argute e festevoli quanto quelle di que’ pittori. Al Gonnella non è mancato se non uno Boccaccio, ben che messer Bartolomeo de l’Uomo, ferrarese, abbia in prosa con stile molto elegante scritto la vita di esso Gonnella. Perciò non sia chi mi condanni se io in questo basso mio dire ho descritto alcuna de le sue piacevolezze.