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PARTE QUARTA il buono Rinieri fece a monna Elena. Di queste cose me ne parlò assai lungamente uno nobilissimo giovane mio compagno, scolare in Pavia. Ma io porto acqua al mare a dire queste cose a voi, che meglio di me le sapete, e già lungo tempo in Parigi in quella grande università séte stato scolare. Però, avendo questi giorni in Parigi scritto una novella, che in una onorata compagnia, ove io mi ritrovai, narrò il gentilissimo scultore di gemme Matteo dal Nansaro, cosi caro e dimestico del cristianissimo di questo nome re Francesco primo, quando madama Fregosa era in Parigi, e pensando cui donare la devesse, voi mi occorreste; onde, al nome vostro avendola dedicata, resterà testimonio al mondo de la amicizia nostra. Vi pregherei molto volentieri che fussi contento mostrar questa novella al nostro da me amato e riverito filosofo eccellentissimo, il magnifico messer Francesco Vicomercato; ma non ardisco quello rivocare da le altissime e profonde speculazioni filosofiche a queste basse e triviali lezioni. Tuttavia giova molto spesso mescolare tra le cose gravi, per allegrare l’animo, alcuna cosa piacevole e bassa. State sano. NOVELLA XXII (XXIII) Subita astuzia di uno scolare in nascondersi, essendo con l’innamorata e volendo il marito intrar in camera. Parigi, come tutti avete potuto vedere, è molto grande e populosa città, ne la quale da tutti si afferma trovarvisi per l’ordinario più di trenta millia scolari, mettendovi i fanciulli piccioli che imparano la grammatica con gli artisti, e quelli che dànno opera a la teologia. Sapete bene come gli studenti sogliono menar le mani con le donne, acciò che quando si hanno per lungo spazio lambiccato il cervello sovra i libri, possano poi con le donne destillare li mali umori. Non è dunque molto che uno giovane italiano venne a studio a Parigi, e una camera prese a pigione in casa di uno stampatore, il quale aveva per moglie una franciosina di ventitré anni, che era molta bella e gentilesca e lieta oltra modo, la quale sempre averia voluto