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224 PARTE QUARTA me ricordevole. Bene vi prego che al nostro signor Cesare Fieramosca e a messer Giovanni de la Fratta facciate vedere essa istoria, che per essere da me scritta, so che volontieri la leggeranno. Vi dico di novo che attendiate a guarire e vivere allegramente. NOVELLA XVII (XVIII) Fece il Gonnella una brutta paura al marchese Nicolò di Ferrara, liberandolo da la quartana, il quale, con una altra paura volendo beffare esso Gonnella, fu cagione de la morte di quello. Soleva assai sovente la buona memoria di messer mio padre a noi altri in casa narrare de li molti figliuoli che in diverse donne il marchese di Ferrara, il signor Nicolò da Este, ingenerati avea, che tutti pertanto erano bastardi. E quantunque avesse avuto tre moglieri, ebbe nondimeno se non dui figliuoli legittimi, che dopo lui restarono. Ercole fu padre del duca Alfonso, che oggidì' con gran giustizia lo stato di Ferrara regge. Narrava anco mio padre le piacevolezze del Gonnella e le molte burle che si dilettava fare. Ora, essendosi ragionato de la quartana del signor Geronimo de la Penna, mi è sovenuto de la quartana... (*) che esso mio padre una volta ci narrò, e di una beffa e paura che il Gonnella li fece, la quale al povero Gonnella costò la vita. Era adunque il marchese Nicolò malato di una quartana molto fastidiosa, la quale stranemente l’affliggeva non solamente il giorno che l’assaliva, ma gli altri ancora, che sogliono essere assai sopportabili quando l’uomo è mondo da la febre, il teneva tanto oppresso e cosi malenconico che in modo veruno non si poteva rallegrare. Aveva totalmente perduto l’appetito, né sapevano li medici ordinargli alcuno manicaretto che egli gustasse, non ritrovando cosa alcuna che saporita li paresse. Era per questo tutta la corte malenconosa, perché, trovandosi il signore infermo e che di nulla si trastullava, tutti (i) Qui evidentemente è una lacuna nel testo. Forse dopo « quartana » sono da supplire le parole «del signor marchese», o altre equivalenti [Ed.].