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PARTE QUARTA
me ricordevole. Bene vi prego che al nostro signor Cesare
Fieramosca e a messer Giovanni de la Fratta facciate vedere
essa istoria, che per essere da me scritta, so che volontieri la
leggeranno. Vi dico di novo che attendiate a guarire e vivere
allegramente.
NOVELLA XVII (XVIII)
Fece il Gonnella una brutta paura al marchese Nicolò di Ferrara, liberandolo da
la quartana, il quale, con una altra paura volendo beffare esso Gonnella, fu ca¬
gione de la morte di quello.
Soleva assai sovente la buona memoria di messer mio padre
a noi altri in casa narrare de li molti figliuoli che in diverse
donne il marchese di Ferrara, il signor Nicolò da Este, inge¬
nerati avea, che tutti pertanto erano bastardi. E quantunque
avesse avuto tre moglieri, ebbe nondimeno se non dui figliuoli
legittimi, che dopo lui restarono. Ercole fu padre del duca Al¬
fonso, che oggidì' con gran giustizia lo stato di Ferrara regge.
Narrava anco mio padre le piacevolezze del Gonnella e le molte
burle che si dilettava fare. Ora, essendosi ragionato de la quar¬
tana del signor Geronimo de la Penna, mi è sovenuto de la
quartana... (*) che esso mio padre una volta ci narrò, e di una beffa
e paura che il Gonnella li fece, la quale al povero Gonnella
costò la vita. Era adunque il marchese Nicolò malato di una
quartana molto fastidiosa, la quale stranemente l’affliggeva non
solamente il giorno che l’assaliva, ma gli altri ancora, che so¬
gliono essere assai sopportabili quando l’uomo è mondo da
la febre, il teneva tanto oppresso e cosi malenconico che in
modo veruno non si poteva rallegrare. Aveva totalmente per¬
duto l’appetito, né sapevano li medici ordinargli alcuno manica¬
retto che egli gustasse, non ritrovando cosa alcuna che saporita
li paresse. Era per questo tutta la corte malenconosa, perché,
trovandosi il signore infermo e che di nulla si trastullava, tutti
(i) Qui evidentemente è una lacuna nel testo. Forse dopo « quartana » sono da
supplire le parole «del signor marchese», o altre equivalenti [Ed.].