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212 PARTE QUARTA lagrime; e stettero buona pezza impediti da li singhiozzi, che mai non potèro formar parola. A la fine Alberto segretario, a la meglio che puoté, in sé raccolto, disse: — Aimè, signor nostro, che cosa è quella che voi ci dite? Voi volete porre la vita di noi altri in grandissimo periglio, perché impossibile parmi che indi a pochi di questo fatto non si diceli e venga a le orecchie del re di Francia, il quale ci potrebbe dare uno acerbissimo gastigo. Oltre di ciò, signor mio, considerate alcune cose che io, come vostro fedele servitore, sono ubligato a ricordarvi. Primieramente pensate che voi già séte forte attempato, e che la vostra delicata natura, arrivata a la vecchiezza e dal corso degli anni e tante altre fatiche assai debilitata, manca grandemente del suo nativo vigore e più non potrà mantenersi né sopportare li disagi, che tra li deserti e inabitati luoghi patire il più de le volte si sogliono. Non so poi come là farete, convenendovi dormire su la nuda terra, mangiare le radici de l’erbe e bere acqua in vece di vino, liquore certamente soavissimo e vero sostenimento de la vita nostra, quando moderatamente si beve. Egli è, signor mio, rigeneratore degli spiriti vitali, rallegratore del core, restauratore potentissimo di tutte le facoltà e operazioni corporali, e non senza cagione chiamiamo « vite » la pianta che lo produce, perché invero egli dà la vita a’ mortali. E ancora che voi siate moderato bevitore, tuttavia in questo viaggio, perché non vi sono di quelli generosi e dilicati vini che avemo ne le contrade del vostro ducato, io vi ho sovente veduto attristarvi e desiderare di quei nostri vini. Sapete bene come séte uso a vivere, e che volete i miglior cibi che si pos- sino trovare, con tante varietati di manicaretti, conditi con odorate e preziose speziarie; cose tutte che ne le soletudini non si trovano. Voi stare solo non volete, anzi di continovo amate la compagnia di compagni allegri e che vi tengano gioioso; né sapete vivere senza la fiessianima melodia de la musica. Onde avete nel dominio vostro tanti e tali cantori, che in tutta Franza non si troveriano già mai li migliori musici. In vece di questi sarete astretto udire urlare lupi e gli strani romori de le spaventose voci di selvaggi e fieri animali. Taccio mille e