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194 PARTE QUARTA che sempre poi si è mantenuta di bene in meglio, in testimonio adunque de la nostra mutua benevolenza, questo mio picciolo dono accetterete. State sano. NOVELLA XIII (XIV) Bella astuzia del duca Galeazzo Sforza a ingannare uno de li suoi consilieri. di cui godeva amorosamente la moglie. Ogni cosa averei io, signora Camilla, e voi signori miei, creduto che avenire mi devesse, eccetto che di narrare a la presenza vostra novelle. Ma poi che voi, signora Camilla, me lo commandate, come posso io non ubidirvi? Adunque devete sapere che al principio che io fui condutto in questa città con publico e onorato salario per isponere poeti e oratori a la nobilissima gioventù milanese, mi trovai uno giorno di brigata con alcuni uomini da bene, tra i quali era il dotto e integerrimo patrizio di questa città messer Catellano Cotta. E ragionandosi de li numerosi figliuoli del duca Galeazzo Sforza, che da varie gentildonne avuti aveva, cosi mascoli come femine, ci narrò una breve istorietta, che sempre rimasa mi è ne la memoria, e quella intendo io ora narrarvi. Fu Galeazzo Sforza, duca di Milano, molto generoso e liberale prencipe, ma troppo dedito a l'amore de le donne, ché, oltra la moglie, non si contentava di una o due gentildonne, ma sempre ne aveva cinque e sei. Onde avenne che, carnalmente mescolandosi con tutte, da quelle ebbe molti figliuoli e figliuole, de li quali alcuni ancora viveno. Amò egli tra l’altre la moglie di uno suo consigliero, che era molto piacevole e forte bella, e con quella più volte si trovò a prendersi di notté* amoroso piacere. Soleva il consigliero starsi per l'ordinario il più del tempo nel suo studio, che era ne l’intrata de la casa in una camera terrena, per più commodità di dare audienza a li suoi clientuli. Tutta la famiglia de la casa, cosi uomini come ancor le donne, sapevano la prattica che la padrona aveva col duca. Per questo esso duca avea grandissima commodità di godere quando voleva la sua innamorata; e nessuno ardiva avertirne il marito, anzi tenevano mano con lei per