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PARTE QUARTA già ella deveva dal re suo padre essere a pieno informata. Allora la reale donzella molto leggiadramente con accommodate parole fece loro aperta la volontà sua. Udita gli ambasciatori che ebbero la risposta, dissero che del tutto a l’imperadore dariano per messo a posta aviso, e che portavano ferma ope- nione che egli di quanto ella ricercava intieramente la compiacerebbe. Onde tutti in conformità al loro signore scrissero ciò che la giovane ricercava. Poi largamente con molte parole lo avertirono de la indicibile e veramente suprema beltà, leggiadria, bei modi e cortesia di quella. L’imperadore tartaro, letta la lettera, si senti infinitamente accrescere il desiderio di avere la tanto lodata giovanetta, e fece scrivere uno ampissimo decreto, sottoscritto di sua mano propria e del suggello imperiale suggellato, dove confermava molto largamente tutto quello che la sua futura sposa dimandava. Uno altro poi decreto mandò a uno degli ambasciatori, cui dava autorità di poter sposare in nome di esso imperadore la detta giovane. Cosi furono celebrate con grande solennità le sponsalizie e condutta la sposa in Tartaria, onoratissimamente accompagnata. Ella, oltra li baroni che il re suo padre mandò per accompagnarla, menò con lei alcuni sacerdoti armeni e altri uomini e donne de li suoi, che devevano rimanere seco. Ella giunta ove era l’imperadore, fu da quello amorevolissimamente raccolta e come legittima im- peradrice onorata. Restò esso imperadore senza fine meravigliosamente sodisfatto, e in poco di tempo ella si bene e con tanta umanitade e gentilezza si diportò, che appo tutti quei popoli venne in grandissimo credito, e generalemente era da tutti amata e riverita. E grandi e piccioli universalmente lodavano l'avedimento del loro signore, che si bene aveva saputo provedersi di cosi cara moglie. Non istette molto ella col marito, che si ingravidò con grandissimo contento di tutto il suo imperio, che ne dimostrò allegrezza infinita. Ora, come piacque a nostro signore Iddio, che dal male sa eleggere il bene, al debito tempo de la sua pregnezza ella partorì uno figliuolo di cosi strana e più che brutta effigie, che più a fiera e orrendo mostro rassembrava che a criatura umana. Onde restando e li