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i6 PARTE TERZA Ora io porto ferma openione che, se io fossi morto, il re vostro zio vi caveria di prigione, e cosi uscireste di questa misera cattività. Possendo io adunque con la mia morte render la vita a voi, che più de la vita mia io amo, assai meglio sarà che, io solo morendo, liberi voi da morte, che perseverar tutti dui in questa viva morte, senza speme d’uscirne già mai. E perché non mi piace con le proprie mani incrudelire in me stesso, né appiccarmi come un ladrone o gettarmi da le finestre o dar del capo nel muro come forsennato, ho eletto morire a poco a poco, privandomi del cibo. E questa morte mi sarà gratissima, sapendo che sarà la salute vostra. — La donna lagrimando 10 confortava, e diceva che, morendo egli, parimente ella non voleva restar in vita. Messosi adunque il signor Tomaso in cotal deliberazione e non volendo a modo alcuno cibarsi, se ne mori. 11 che sapendo la donna, deliberò di morire e stette dui o tre di che mai non volle mangiare. Il che intendendo il re, la fece levar di prigione e con l’aiuto dei medici, cibandola per forza, la tenne in vita. Ma ella non s’è mai voluta maritare, e stando sempre malinconica, intendo che mena una vita molto lagrimosa, e mai non fa altro che pietosamente ricordar il suo signor Tomaso, maledicendo la crudeltà di chi cosi miseramente lo lasciò morire.