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NOVELLA X (XI) 181 il marito, stando in Padova, marchese di Cornovaglia. Andava dunque considerando chi fosse più al proposito, acciò che, eleggendo uno di costumi e vertù qualificato, facesse conoscere al mondo, se mai si risapeva, che nen appetito di libidine ma sdegno e disio di giusta vendetta l’avessero astretta a rompere la fede maritale e per li capegli a viva forza tirata. Ma ella molto si ingannava, perché non le era lecito, ben che il marito facesse male, fare ella male e peggio. Essendo adunque guarita, le vennero gli occhi gettati adosso a Vitaliano e pensò quello devere essere atto a fare la sua e di lei vendetta. Era egli assai seco dimestico, perché ella si prendeva assai piacere del gioco degli scacchi e sovente con Vitaliano giocava. Onde cominciò dargli il giambo e dirli che non credeva che volesse tanto bene a la moglie come egli in apparenza mostrava. Non poteva Vitaliano sofferire che se li desse la baia e se li dicesse che non amasse ardentissimamente la moglie, e che fosse uomo per amare altra donna che Dianora. Come la signora si avide che egli niente de lo scorno sapeva che da la moglie gli era fatto, deliberò del tutto avertirlo e tentare ciò che di lui poteva sperare. Giocando adunque a scacchi con lui e di uno in altro ragionamento intrando, con bello modo gli scoperse l’adulterio de la moglie e l’ingiuria che a lui e a lei il signor Francesco faceva. Il buono Vitaliano, udendo questo e l’amore considerato che a la moglie ingrata portava, fu per morire di estrema doglia e quasi ¡svenne. Del che accortasi la signora, li disse tante ragioni che molto l’acquetò e levò fora de la fiera passione che sofferiva. Lamentandosi poi del marito, che si poco anzi niuno conto teneva di lei, e dicendo che assai sovente lo sdegno vie più che l’amore è potente e induce le donne che hanno il core generoso a fare di quelle cose che non deveriano, si bene e accommodatamente seppe adornare il caso suo, che il dolente Vitaliano le disse che ella avea gran ragione se al signore rendeva pane per fogaccia. Adunque soggiunse la signora che se egli aveva intelletto, che devea disporsi a trattar Dianora come ella trattava lui, ed essendo tutti offesi, rendere la pareglia agli offensori. In fine, essendo