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IL BANDELLO
al magnifico ed eccellente dottore
di leggi pontificie e cesaree
messer
lodovico dante alighieri
salute
Era il clarissimo signore Giovanni Delfino, podestá di questa inclita cittá, avendo in compagnia lo splendidissimo e valoroso signor Cesare Fregoso, generale de li cavalli de l’illustrissima Signoria di Venezia capitano, con molti altri gentiluomini, ito a diportarsi a le amene, chiarissime, fresche e piscose fontane del celebrato nel Filocopo da messer Giovanni Boccaccio, piacevole e facondo scrittore, il castello di Montorio. Quivi facendosi pescare e prendendosi molte trutelle, temoli, gamba ri e quei delicati pesciolini dal capo grosso, che in diversi luoghi hanno sortiti diversi nomi e voi veronesi chiamate «mangeroni», voi sovra veniste, che eravate fora de la cittá al vostro podere colá vicino. In quello, essendosi preso giá del pesce assai e facendo gran caldo, il signore podestá con la compagnia si retirò al giardino del palazzo, ove in diversi luoghi a le fresche ombre degli arbori e pergolati si assisero sopra la minuta e verde erbetta. E ragionandosi, ove era il signore podestá, di varie cose, fu chi mise in campo le molte moglieri del re de la Inghilterra, parte repudiate e parte ancise, essendo venuta la nova che poco avanti avea repudiata la sorella del duca di Clèves. Parve a tutti molto di strano che Enrico ottavo di questo nome re inglese, che era stato si grande e continovo difensore de la Chiesa e che cosí catolicamente contra la perfidissima eresia di Lutero avea uno dottissimo libro composto, si fosse, perché papa Clemente non aveva voluto consentire né