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PARTE QUARTA
per memoria de la nostra mutua benevolenzia a chi verrà dopo
noi. Vi prego adunque amorevolemente accettarla. State sano, e
di me, che tanto son vostro, siate ricordevole.
NOVELLA Vii (Vili)
Accorto avediinento di una fantesca a liberare la padrona e l’innamorato
di quella da la morte.
Fu in Anversa, e forse ancora ci è, uno che era stato lungo
tempo su le guerre che questi anni fatte si sono e ancora si
fanno; il quale, per essere stato molto prode uomo ne l’arme,
era assai adoperato da li suoi capitani con carichi onorevoli,
e massimamente dal conte Burra, che li voleva grandissimo bene.
Egli seppe si fattamente menar le mani, come si fa, su gli al¬
loggiamenti, che sempre tre e quattro ne aveva, che mise insieme
buona quantità di danari; onde si deliberò lasciar il soldo e
farsi mercatante. Egli era uomo di buono ingegno e, essendo
da fanciullo dimorato alcuni anni in Anversa con uno grande mer¬
catante, aveva assai del mestiero mercantile appreso. Cominciò
dunque a mercantare, e veggendo che in poco di tempo aveva
fatto gran profitto, non contento di ciò che in Anversa traffi¬
cava, pose uno suo fattore a Bruscelles e li diede buona somma
di danari, acciò li maneggiasse e ne traesse più profitto che si
potesse, con quei mezzi che sanno adoperare li mercatanti.
Aveva egli in consuetudine ogni sabato, per via del flusso e
reflusso de l’Oceano, navigare a Bruscelles e, veduti li conti
del suo fattore, tornarsene la domenica a buona ora in Anversa.
Prese costui una bellissima giovane per moglie con assai buona
e ricca dote. La giovane era forte bella, e forse in Anversa,
ove sono pure di vaghe e belle donne assai, non vi era la
pareglia di beltà. Di lei uno mercante fiorentino, uomo di trenta
anni o trenta uno, si innamorò e cominciò farle la corte. Ma
cosa che egli si facesse nulla di profitto li recava, perché la
giovane non voleva intendere cosa che egli ricercasse da lei.
Del che il mercante fiorentino si trovava mezzo disperato, e
quanto più era da la donna rifiutato, tanto più parea che l’amore