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NOVELLA VI (VII) 153 l’autorità del grande Galeno, maestro de la vera medicina, dicendo egli nei libri suoi Del modo di conservare la sanità che il dare bere vino ai fanciulli e a’ giovani non fa altro effetto che aggiungere fuoco a fuoco. Ma usciamo fore di medicina. E non si partendo perciò dal vino, io vuo’ narrarvi una ridicola istorietta avenuta non è molto a Parigi. Sapete tutti essere generale consuetudine in questi paesi di Francia, che a certi tempi de Tanno per le città e grosse ville gli artesani hanno i loro giorni deputati per Tanno, ne li quali ora una arte si aduna, ora l’altra, a fare la sua festa. Cosi adunati, gli artesani di una arte vanno di brigata, in ordinanza a modo di soldati, per la città o castello loro, e insieme disinano e cenano con banchetti molto abondevoli di vari cibi e bonissimi vini. E perché fra il giorno vanno discorrendo, saltando, ballando e facendo di molti bagordi, si riscaldano pur assai; e fora di misura bevendo e rebevendo, la più parte di loro restano ubriachi e ballordi. Avenne, come vi ho detto, che in Parigi li mugnai fecero la loro festa; e tante pazzie fecero e cosi disonestamente si cargarono di vino, che molti di loro uscirono fora di sentimento e cavalcarono, come proverbialemente si dice, la cavalla del Melino, che andò più di quarantanove miglia fora del suo. Dopo cena adunque tutti si trovarono sovra il ponte ove sono li molini ne la Senna; e quivi danzando tra loro, saltando e come pazzi da catena imperversando, pareva a punto che celebrassero li baccanali. In questo ecco che dui frati menori, di quelli che si chiamano « osservantini », andando per loro bisogni per la città, senza altrimenti pensare più innanzi, passarono sovra il detto ponte de le molina. Come alquanti di que’ mugnai, che dal soverchio vino non digesto erano più che cotti, si avidero de li frati, come lupi rapaci fanno in uno branco di pecore, si aventarono loro a dosso; e mal grado loro, prendendoli per li cappucci, se gli strascinarono in mezzo e, volessero o no, gli sforzarono saltare e bagordare, menac- ciandoli, se non facevano di brigata quelle pazzie che essino vedevano fare, che col capo avanti li gettariano dentro il corrente fiume. E gridando a piena voce: — Ballez, ballez,