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PARTE QUARTA da Dio per iocondità e non per inebriare? Non è egli scritto che il vino, for di modo preso, a molti è stato cagione chiara di fargli irritare e corrocciare, e che infiniti ne ha roinati? Certo che lo Ecclesiastico ha lasciato scritto che « il soverchio vino bevuto è la amaritudine de l’anima ». E questi sono pure danni grandissimi. Veramente il vino, quando si beve più del dovere, causa orrendi morbi e pestifere infermità. E secondo che è preso si come richiede il bisogno de la temperatura de li corpi nostri, conferisce molto al nodrimento del corpo, genera ottimo sangue, si convertisce prestamente a nodrire, accresce la digestione per tutte le membra e parti corporali, fa buono animo, rasserena l’intelletto, rallegra il core, vivifica gli spiriti, provoca l’orina, caccia la ventosità, aumenta il calore naturale, ingrassa li convalescenti, eccita l’appetito, rischiara il sangue, apre le oppilazioni, distribuisce il cibo nodritivo a le parti convenevoli, fa buono e bello colore e caccia fuori tutte le superfluità. Eccovi il bene. Ma voltiamo carta e veggiamo li mali. Questo prezioso e vitale liquore fore de l’uva premuto, se si beve senza modestia e senza regola, come sogliono fare gli ubriachi, infrigidisce per cagione accidentale tutto il corpo, suf- focando il calore naturale, come si estingue uno picciolo fuoco cui sovra sia gettata una gran quantità di legna. Nuoce al cervello, offende la nuca e debilita i nervi; onde causa assai sovente apoplessia, cioè la goccia, paralisia, mal caduco, spasimo, stupore, tremore, abbagliamento di occhi, vertigini, contrazioni di giunture, letargia, frenesia, sordità e catarro. Corrompe poi i buoni e lodevoli costumi, perciò che fa diventare gli uomini cianciatori, sbaiaffoni, contenziosi, bugiardi, disonesti, lussuriosi, giocatori e furiosi e sovente micidiali. Guasta la memoria e rende, chi troppo ne ingoia, smemorato. Che dirò io de la podagra, chiragra e tanti altri morbi articolari, che tutti provengono dal troppo immoderato bere? Dicono gli approvati medici che il vino conviene più a li vecchi che a tutti gli altri, con ciò sia cosa che tempra la freddura contratta con la lunghezza degli anni loro. Ma a li fanciulli e a li giovani sino a la età di venti anni non si conviene il vino in modo alcuno, secondo