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PARTE QUARTA a leale e fedelissimo servitore si conviene. — Udendo questo, la duchessa non lo lasciò parlar più oltra, veggendosi manifestamente da Carlo disprezzare. E perché non può a donna, di quale condizione si sia, avenire cosa di maggiore sdegno che il vedersi non essere amata quando ama, in uno repente cangiato il fervente amore in fiero e crudelissimo odio, tutta piena di rabbia e còlerà, con menacciosa voce e turbato viso soper- bamente li disse: — Io credo, uomo da poco che tu sei, che tu ti persuada che io sia innamorata del fatto tuo; ma tu vai assai lunge da mercato, tristo, ribaldo e glorioso, se forse a simile follia tu pensi. E chi è che di simile cosa ti parli? Tu ti pensi forse per la tua bellezza essere da tutto il mondo amato, e che le mosche, le quali per l’aria volano, siano di te innamorate? Ma se tu fossi cotanto presontuoso e trascurato che tu mai osassi di tentarmi di amore, io con tuo grandissimo danno ti mostrerei che te non amo, né sono per amare già mai altra persona che il signore duca, mio marito e signore. E il proposito, che teco favoleggiando ho tenuto, non è stato per altro che per passare il tempo e sapere che fosse l’intendimento tuo e beffarmi di te, come io soglio fare degli altri matti innamorati. — Io — le rispose Carlo — cosi ho creduto e credo, perché so come voi, alte dame, vi dilettate di dare la baia agli uomini. — In questo la duchessa, noi volendo più ascoltare, se ne andò a la sua camera, e sola si chiuse in uno suo camerino segreto, dove, piena di fellone animo e con grandissimo dolore, pensava di vendicarsi contra Carlo. Da uno canto l’amore che a lui aveva portato le era una amarissima e dolente pena, e da l’altra parte non si poteva dar pace che si fosse piegata a parlar con lui di tale maniera come fatto avea, e che egli di quello , modo risposto le avesse. Per questo si metteva in tanta furia che come forsennata non sapeva ove si fosse. Le veniva voglia di ancidersi e uscire di tanto fastidio. Da l’altro canto pensava di vivere non per altro se non per altamente vendicarsi contra Carlo, ché per crudelissimo nemico lo riputava. Piagneva dirottamente la misera duchessa, e a’ suoi fieri pensieri non mettendo sosta, d'uno in altro travalicando, poi