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NOVELLA V (Vi) >23 rosa matutina a l’apparir del sole, sperando vincerlo e acquistarlo, tutta tremante li disse: — Carlo, tu grandemente sei errato e for di modo ti inganni, perché io conosco, se tu vuoi essere vero e leale amante, che la più bella dama di questa compagnia si riputerà beatissima se tu ti disponi ad amarla e, donandoti l'amore suo, ti farà di se stessa signore. — A questo soggiunse egli che non si poteva persuadere che in quella onesta compagnia si trovasse dama si cieca e male aventurosa che lo credesse buono per lei. La duchessa, veggendo che egli non la sapeva o più tosto non la voleva intendere, conoscendolo aveduto e scaltrito, si deliberò, come dire si suole, cavarsi la maschera e cominciare a parlare più chiaro e discoprirgli in quanto tormento per amore di lui se ne viveva, anzi più tosto di dolore moriva. Indi in cotale modo lo interrogò, dicendo: — Carlo, se la tua buona fortuna e propizio cielo ti avessero tanto preso a favorire e levarti in alto che io fussi quella che di perfetto e leale core ti amassi, che faresti tu? — Carlo allora, udendo simili parole, si inginocchiò e quasi fora di sé cosi le rispose: — Madama, quando nostro signore Iddio degnasse di farmi tanta segnalata grazia che io avessi quella del signore duca mio signore e la vostra, io mi terrei il più fortunato uomo di questo mondo, perciò che questo sarebbe la intiera ricompensa che io cerco e dimando de la mia assidua, leale e fedele servitute, come colui che vie più di ogni altro sono ubligato a porre ogni ora questa mia vita ad ogni manifesto rischio per servigio di voi dui, portando ferma openione che Tamor che voi portate al detto mio signore sia accompagnato da tale grandezza e castità, che non solamente io, che sono uno picciolo vermicello de la terra, ma né anco il più grande prence e segnalato uomo che si trovi deveria in menomissima parte pensare di poterlo macchiare né fargli uno minimo nocumento. E per quanto appertiene a me, esso mio duca, signore e padrone mi ha sempre da picciolo fanciullo nodrito e fatto tale, quale io sono e sarò fin che io viverò. Il perché egli non saperia avere moglie, figliuola, sorella o madre, che io ardissi guardar con altro occhio, pensiero o intenzione se non come