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io6 PARTE QUARTA voltare le spalle, a li nemici. Ecco che in questo saltarono fora degli olivi quelli numidi che in aguato ci erano, e in uno tratto circondarono li lofrediani con ululati e spaventevoli gridi, secondo la loro consuetudine. Li lofrediani scaricarono alcuni pezzi di artegliaria picciola contra nemici ; ma tanta era la moltitudine de li soldati africani che contra lofrediani combattevano, che dopo li primi tiri non ebbero spazio di ricaricare i loro pezzi che scaricati avevano. Cosi, veggendosi li male condutti lofrediani da ogni banda cinti da li nemici, di modo si lasciarono occupare gli animi da eccessivo timore che la più parte di loro, gettate le armi in terra, si buttavano dentro la palude, vituperosamente fuggendo. Quivi, pigliando di quelle navicelle che vi erano, per avere alcuni di loro conservati gli archibugi, tenevano più che si poteva discosti gli africani e soccorrevano li nostri, che a Tacque si gettavano per salvarsi. Lofredio, da li numidi circonvento, a uno uomo perduto e attonito simile, essendo su uno cavallo turco che nuotava come uno pesce, si cacciò ne la palude. Ed essendo l'acqua poco profonda, piena di pantano e vorticosa, e non potendo il suo cavallo levarsi a nuoto, lo volle ritornare in terra, acciò che, forse in se stesso tornato e ripreso animo, più onestamente e da par suo cadesse combattendo. Ma indarno affaticandosi, fu da li barbari ferito e, tratto da cavallo, ne le acque si mori. II Tomasio, il Macedonio, Antonio Grandillo e Lorenzo Monforzio, giovani e uomini ardili e nobilissimi, fortemente combattendo, poi che videro non essere ordine a restituire la battaglia, esortando li commilitoni che valentemente combattessero, acciò che invendicati non morissero, tutti insieme conglobati e come lioni scatenati si cacciarono tra li nemici e assai di quelli ne uccisero. A la fine, pieni di molte ferite, in mezzo a una gran moltitudine di nemici morti da loro, perduto il sangue, onoratamente cadèro. Fu anco morto col Lofredio Carlo Focco, di nazione greco, di sangue molto illustre. Francesco Sergente, Antonio Boccapiana e Lucio Bruto sani a la Goletta nuotarono. Il resto fu da li barbari morto, oltra quelli che ne la palude restarono affogati. Lo sfortunato Muleasse, del suo sangue e de l’ostile e de la